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Ancora molto da fare per la firma digitale ai magistrati

 mercoledì, 20 gennaio 2010

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di Umberto Antico

 

Sono tra quelli di noi che hanno ricevuto la smart card con la firma 
digitale.
Dall'ufficio sono riuscito ad avere accesso al mio ruolo tramite la 
"consolle del magistrato". Per chi non sapesse cos'è, specifico che si 
tratta di un software che, previo riconoscimento del magistrato per il 
tramite della smart card e con l'inserimento di un pin, consente di 
accedere al proprio ruolo con varie funzioni di ricerca (ad altro, 
credo, ma non lo ho ancora sufficientemente esplorato).
Mi son procurato un altro lettore di smart card da collegare al 
computer di casa e ho pensato: mo' vedo se da casa riesco a visionare 
il mio ruolo.
Ho installato i drivers del lettore, ho installato un programma che 
consente di leggere la smart card (si chiama DIKEX) e mi sono connesso 
al sito www.lextel.it che gestisce la connessione internet per il cd. 
Processo Civile Telematico, in arte PCT (in modo un po' pretenzioso i 
gestori definiscono l'accesso come "ACCESSO GIUSTIZIA"). Clicco sui 
link opportuni, entro, ma il sistema mi blocca chiedendomi di 
specificare a quale Consiglio dell'Ordine degli avvocati appartengo. 
Un po' imbarazzato (e pure un pochino scocciato) tento di andare 
oltre.
 Raggiungo, avventurosamente, un form di iscrizione che cerco di 
riempire; clicco sul campo delle professioni ammesse ad accedere al 
sistema e trovo quasi tutte le professioni: avvocati, notai, 
ingegneri, commercialisti, pure geometri, ma i magistrati no! penso e 
mo'?
 Decido: chiamo il call center di assistenza. Squilla. Risulto 
l'unico in lista di attesa. Dopo poco mi risponde una dolce e 
giovanile voce femminile che si presenta e mi dice: buongiorno 
avvocato, come posso essere utile? Le dico: non sono avvocato, sono un 
giudice di Napoli, ho installato la parte hardware, ora vorrei 
accedere da casa al PCT per consultare il mio ruolo. Mi risponde: 
bene, segua le istruzioni. Le dico: guardi che mi chiede di indicare a 
quale consiglio dell'ordine appartengo e lei mi fa: e lo indichi. 
Rispondo: sono un magistrato, non un avvocato, come faccio? Lei di 
rimando: non capisco, avvocato, cosa le occorre? Quasi piango, in un 
ultimo disperato tentativo ribadisco: non sono avvocato... lei: ....ah!
Appendo.
Non demordo, però.
Scrivo una mail all'assistenza.
Espongo il problema specificando a chiare lettere che sono un giudice 
del tribunale di Napoli ecc. ecc..
Ricevo quasi subito una mail di risposta che recita: Gentile avvocato, 
abbiamo preso in carico la sua richiesta.... bla bla bla.
A questo punto inizio ad avere seri problemi di identità. Prendo a 
girare per casa recitando "salvis iuribus" e affermando senza tema di 
smentita "impugno e contesto" (in alcuni momenti mi scopro a guardarmi 
nello specchio per verificare se riesco ad imprimere alla mia 
espressione una sufficiente albagia) e quando tutto sembra perso 
(comprese le marche che cerco disperatamente di farmi restituire dai 
mie figli i quali giurano che non ne hanno mai visto per casa) una 
mail  di un funzionario del Gruppo supporto tecnico mi restituisce 
l'identità sottratta:
"Gentile Dott.Antico,
ho ricevuto da parte del nostro CustomareCare una segnalazione 
riguardante l'impossibilità di controllare i ruoli dalla postazione 
della sua residenza. Purtroppo non conosciamo le impostazioni della 
consolle che utilizza Lei nel suo ufficio perché impostata 
direttamente dal Ministero. Per quanto riguarda l'accesso ad 
Accessogiustizia.it, le confermo che non è possibile accedere al punto 
d'accesso perché tale punto d'accesso richiede la presenza del 
soggetto in un albo fornito da ogni Ordine convenzionato con Lextel. 
Secondo il mio parere può informare direttamente il Ministero 
dell'errore che visualizza utilizzando la Consolle."

Morale della favola: un avvocato può controllare lo stato delle sue 
cause dal suo studio, un magistrato no!
Umberto Antico
 
 
 
 
 
 

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