Sono Enrico Pavone, nato a Torino il 4.12.1969.
Sono stato nominato con d.m. 24.2.1997 e sono in servizio alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano con funzioni di Sostituto Procuratore; sono assegnato alla Sezione Distrettuale Antiterrorismo ed al Dipartimento che si occupa, in particolare, di reati informatici e truffe.
Dall’immissione in possesso nelle funzioni nel novembre 1998 al 20 settembre 2009 ho svolto le funzioni di Sostituto Procuratore presso la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bergamo in diversi gruppi di lavoro (reati in materia di criminalità organizzata, fiscale e fallimentare, contro la pubblica amministrazione, in materia urbanistica, nonché in materia di esecuzione penale).
Dal 21 settembre 2009 al 16 settembre 2013 ho svolto le funzioni di Sostituto Procuratore presso la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Gorizia, nei gruppi di lavoro concernenti reati in materia fiscale e fallimentare e contro la pubblica amministrazione e in materia urbanistica.
Sono in servizio a Milano dal 16 settembre 2013.
Soprattutto in relazione alle indagini in materia di terrorismo internazionale ho avuto modo di partecipare a plurimi coordination meetings presso Eurojust, nonché a seminari ed incontri sul tema in molti paesi europei (Francia, Belgio, Spagna, Polonia).
Sono stato componente effettivo del Consiglio Giudiziario del distretto della Corte di appello di Brescia per i bienni 2003-2005 e 2005-2007, con l’ulteriore proroga annuale prevista ex lege fino al 2008; per tutto il periodo ho svolto la funzione di Segretario.
Sono stato membro della Commissione Flussi presso due diversi Consigli Giudiziari, ovverosia Brescia e Milano.
Sono stato affidatario di diversi M.O.T. e sono stato nominato magistrato collaboratore per i M.O.T. nominati con decreti ministeriali 7.2.2018 e 12.2.2019.
Nel maggio 2017 sono stato eletto nella lista di Unità per la Costituzione come membro della Giunta Distrettuale di Milano dell’Associazione Nazionale Magistrati, di cui sono stato Presidente dal primo giugno 2019 al 23 gennaio 2020, quando mi sono dimesso avendo accettato di candidarmi con la lista unitaria Magistratura Indipendente - Movimento per la Costituzione al Comitato Direttivo Centrale dell’Associazione Nazionale Magistrati.
Sono assolutamente convinto di tale candidatura, pur dolorosa, avendo abbandonato il gruppo in cui ho sempre militato, ma sono certo della assoluta necessità di un’area moderata, in cui sono ben lieto che il neonato Movimento per la Costituzione abbia una lista comune con Magistratura Indipendente.
Per spiegare le ragioni della mia candidatura, trovo perfetto riportarmi a quanto sottoscritto con gli amici Enrico Infante e Antonio Sangermano nel documento che ha spiegato le ragioni del nostro impegno:
“Il nostro orizzonte è trasparente e lineare: fecondare l’ ampia area culturale dei magistrati “moderati” con un progetto di riaggregazione unitaria, fondato sui presupposti della libertà, della polifonia culturale e della identità valoriale. Non comprendere la esigenza di profondo rinnovamento, etico e politico, di cui l’intiero associazionismo giudiziario necessita, significa sprofondare in un conservatorismo, incattivito dalla perdita di potere, che può fare solo male alla magistratura.
Il fermo ripudio di ogni pregiudizialità ideologica e subalternità culturale, il rifiuto del collateralismo verso qualsiasi parte politica, il rigetto della “militanza civica” come declinazione dell’ impegno associativo, la siderale distanza da ogni forma, palese o surrettizia, di violenza verbale e di attacco personale, costituiscono la cifra identificativa del nostro progetto.
Unire i magistrati “moderati” in un campo culturalmente pluralista, avvinto da una forte identità valoriale che rinviene le proprie radici nei valori costituzionali, non significa auspicare e voler produrre artificialmente un bipolarismo muscolare, funzionale ad un nuovo schema strategico, ma semplicemente strutturare l’esistente, ovvero la profonda sintonia che unisce una vasta area, verosimilmente maggioritaria, della magistratura.
Ad altri la logica dello scontro, della invettiva mistificatoria, dell’attacco personale; a noi appartiene, esattamente al contrario, l’impegno per quell’umanesimo integrale che trova nel dialogo, nel rispetto, nella coerenza, nel rigore morale, l’essenza stessa della “moderazione” ed il fondamento della giurisdizione”