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"Con la riforma rischio di processi penali più lunghi. Sul Csm serve coraggio"

 venerdì, 1 ottobre 2021

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Angelo Piraino (Magistratura Indipendente) a Huffpost: "Il problema non sono le correnti, recuperino la vocazione originaria"

 
 
″È prevalso il personalismo, quello che alcuni hanno definito il “cesarismo giudiziario”. Angelo Piraino, giudice della prima sezione civile della corte d’Appello di Palermo e nuovo segretario di Magistratura Indipendente, parla così a Huffpost della crisi della magistratura. Nipote di Paolo Borsellino, ha preso la guida di magistrati moderati in un momento particolare. Quando il caso Palamara è esploso, era la primavera del 2019, infatti, Magistratura Indipendente è stata la corrente più coinvolta. Appartenevano a questo gruppo tre dei cinque consiglieri del Csm che hanno partecipato alla famosa serata all’Hotel Champagne e che poi, dopo le dimissioni, sono stati sospesi.
 
Il tempo è passato ma, sostiene Piraino, non è ancora il momento per dare “un giudizio spassionato sulla vicenda”. “Il materiale di indagine che è stato diffuso - dice, chiamando in causa gli altri gruppi - ha evidenziato che il problema non riguarda solo alcuni gruppi, ma è trasversale a tutte le correnti”. Quelle ferite bruciano ancora, ma è il momento di ricostruire. La riforma del Csm, tanto agognata da tutti, ancora non c’è. Il segretario di MI chiede che siano fatte scelte coraggiose. Piraino non risparmia critiche alla riforma del processo penale: accorciare i tempi del processo è sacrosanto, è il suo pensiero, ma le nuove norme rischiano di essere “Inadeguate allo scopo”. Il risultato, dice, potrebbe essere il contrario di quello sperato: processi più lunghi, a causa delle impugnazioni sulle proroghe per evitare che il processo cada per improcedibilità, invece di giudizi più corti. Plaude, come la sua corrente, alla riforma del processo civile, ma avverte: “Servono più risorse”. Guarda con favore allo schema di decreto legislativo sulla presunzione di innocenza, perché bisogna “ridurre l’esposizione mediatica dei singoli magistrati” e propone che ogni ufficio giudiziario abbia un responsabile della comunicazione. Che sappia maneggiare la materia con cura.
 
Parliamo innanzitutto delle riforme. Quella del processo penale è diventata legge dopo un percorso travagliato. Da più parti arrivano perplessità sulla prescrizione processuale. Magistratura Indipendente che posizione ha sulle nuove norme?
 
Garantire tempi rapidi del processo penale è una questione di civiltà, ma la scelta di troncare i processi se non finiscono entro un determinato tempo, in appello e in Cassazione, rischia di essere inadeguata allo scopo e può portare addirittura a effetti contrari alle intenzioni, vanificando gli utili strumenti deflattivi previsti dalla riforma. Verrebbe incentivato il ricorso alle impugnazioni, nella speranza di ottenere l’improcedibilità, ma, soprattutto, si avrebbe una rinuncia dello Stato ad accertare i fatti e le responsabilità in tutte quelle realtà, e sono molte, in cui non ci sono le risorse per portare a termine i processi nei tempi assegnati. In questo modo si rischia una sorta di amnistia impropria, casuale e a macchia di leopardo. Le nuove norme, inoltre, introducono ulteriori adempimenti e maggiori garanzie processuali, che difficilmente saranno compatibili con la riduzione dei tempi dei processi, ma che faranno emergere, in modo ancora più drammatico, il problema della inadeguatezza dei mezzi della giustizia, che andiamo denunciando da tempo.
 
La riforma del processo civile è in dirittura d’arrivo. Di recente in un comunicato Magistratura Indipendente ha scritto “è sulla via giusta, ma non basta”. Ci spiega perché?
 
L’Italia ha assunto impegni onerosi con l’Europa sulla giustizia civile, gli obiettivi sono ambiziosi e vanno raggiunti in tempi brevi, ma non si può sperare di raggiungerli solo modificando le regole dei processi. Negli ultimi venti anni si è tentato di farlo, ma i risultati sono stati modesti. Occorre, innanzitutto, un aumento delle risorse, che sono tra le più basse in Europa in rapporto alla
popolazione e al numero delle cause. I concorsi per assumere assistenti del giudice sono un primo, fondamentale, passo in questa strada, ma si tratta di personale precario, che deve essere formato e che dopo poco più di due anni dovrà lasciare gli uffici giudiziari, così disperdendo tutta la professionalità acquisita.
 
 
 
 
 
 
 

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