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Discorso per l’Assemblea Generale dell’ANM - 26 novembre 2023

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 mercoledì, 29 novembre 2023

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Roma, 26/11/2023
Mi sono lungamente interrogato sull’opportunità di questa Assemblea, della quale il nostro gruppo non ha avvertito la necessità, e che mi appare ancor più fuori contesto oggi, a distanza di tanto tempo dai fatti sui quali siamo chiamati a discutere, quando ormai le grida scomposte della piazza mediatica tacciono e gli attacchi alla collega Apostolico sono abbondantemente cessati.

Il paradosso che comporta svolgere oggi questa Assemblea è che proprio essa rischia di riaccendere una polemica ormai sopita e di dare nuova eco a quelle voci ormai lontane, riaprendo una ferita in chi vorremmo proteggere. C’è da chiedersi se sia un esempio di eterogenesi dei fini o se sia, invece, il manifestarsi di una finalità non dichiarata. E temo che le mie perplessità non siano isolate, perché anche se questa aula è piena, oggi, nonostante il lodevole impegno delle giunte sezionali, circa quattro quinti degli associati non farà sentire la sua voce. In quest’ottica ci sarebbe da ragionare sul fatto che convocare un numero maggiore di assemblee generali, sempre più ravvicinate tra loro, non si rivela certamente un metodo utile per ravvivare il sacro fuoco della passione associativa.
Ma, riflettendo meglio, ho compreso che la nostra riunione qui, oggi, può comunque costituire un’occasione utile, non solo per confrontarci tra noi sui temi della tutela dell’indipendenza della magistratura, temi sui quali non possiamo che essere d’accordo, ma anche e soprattutto per mostrare ai colleghi che abbiamo il compito di rappresentare dove, secondo noi, vuole andare la nostra associazione è qual è il futuro che ci aspetta.
Vogliamo chiamarli a raccolta proponendo loro un futuro di lotta e di contestazione, di barricate e di protesta, o vogliamo, piuttosto, cercare di tracciare una strada che porti a comporre i conflitti che stanno danneggiando prima di tutto lo Stato, e poi anche la nostra stessa categoria professionale? Se vogliamo trarre un frutto positivo da questa assemblea non possiamo e non dobbiamo continuare con questo atteggiamento di chiusura a riccio, che sa tanto di autoreferenzialità, non possiamo uscire con un deliberato di protesta e di indignazione, ma dobbiamo rivolgere un appello pubblico.

Dobbiamo prendere atto del fatto che la politica è divisa, non è affatto compatta, anche all’interno della stessa maggioranza vi sono molti più esponenti che hanno pubblicamente ribadito di non voler interrompere il filo del dialogo e di non aver alcun interesse a irrigidire i rapporti con la magistratura. Secondo noi qui, oggi, dobbiamo fare un pubblico appello alle persone di buona volontà che si trovano sia nella classe politica che tra la magistratura, perché abbiamo bisogno di ricostruire i rapporti su una base di reciproco rispetto dei ruoli che rispettivamente svolgiamo, nell'interesse di tutta la collettività e nella ferma convinzione che, ragionando insieme, pur mantenendo una divergenza di idee, si possono risolvere la stragrande maggioranza dei problemi che affliggono la giustizia. Occorre disponibilità reciproca all’ascolto, quella disponibilità che viene impedita e, anzi, sabotata dal clima avvelenato che è stato innescato non solo dagli attacchi alla nostra collega, ma anche dalle risposte poco lucide a quegli attacchi.
Occorre anche il pieno rispetto del principio di separazione dei poteri, che è un pilastro fondamentale della nostra democrazia, e che implica che l’indipendenza non debba essere a senso unico, ma reciproca. L’indipendenza non è soltanto una prerogativa a tutela della magistratura, ma è anche una prerogativa a tutela degli altri due poteri dello Stato: non possiamo pretendere il rispetto della nostra sacrosanta indipendenza se, a nostra volta non siamo capaci di garantire Il rispetto della Indipendenza del potere legislativo e di quello esecutivo.
È indispensabile che le persone di buona volontà, che si trovano sia nella classe politica sia nella magistratura, uniscano i loro sforzi al fine di isolare quanti vogliono alimentare il conflitto tra i poteri dello Stato, perché è un conflitto estremamente nocivo per gli interessi e per il bene di tutti. Il nostro gruppo chiede che venga profuso ogni sforzo per non interrompere i canali del dialogo e per cercare di impedire che lo scontro venga ulteriormente elevato.
Per far questo occorre interrompere il circolo vizioso delle recriminazioni sia da parte della politica che da parte della Magistratura, occorre una seria e concreta disponibilità a riesaminare i reciproci comportamenti e a guardare gli errori che sono stati commessi da una parte e dall'altra. Questo è il senso profondo della linea che Magistratura Indipendente ha ritenuto di mantenere, sia in questa vicenda che in altre in cui si sono registrati attriti tra la magistratura e la politica.

Questa assemblea è certamente una preziosa occasione di confronto, ma non deve diventare una ennesima occasione di scontro. È indispensabile una riflessione onesta e aperta su tutti gli ambiti in cui sono possibili dei comportamenti migliori, non solo da parte altrui ma anche da parte nostra. È indispensabile non fare da cassa di risonanza ai comportamenti eccessivi e smodati ma, al contrario, collaborare con quanti sono disposti, pur nella diversità di idee e di posizioni, a mantenere sempre un confronto pacato corretto e non gridato. È sacrosanto pretendere che i provvedimenti giudiziari vengano rispettati e criticati per il loro contenuto, ed è fuori discussione che i magistrati che li emettono non devono essere attaccati sul piano personale. Ma non dimentichiamoci neanche che il patrimonio di credibilità della magistratura va difeso da ciascuno di noi, con i nostri comportamenti quotidiani.

Per questo motivo non presteremo alcun consenso a mozioni assembleari che vogliano innalzare il tono dello scontro e che contengano reazioni eccessive, ma chiediamo che l’assemblea voglia far suo questo appello alle persone di buona volontà della politica affinché, mettendo da parte gli estremismi, si crei un tavolo di discussione per ragionare delle vere necessità della giustizia e delle riforme che servono per soddisfarle.
Angelo Piraino

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