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Gli standard di definizione del processo ,la posizione di MI

 venerdì, 14 maggio 2010

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Cosimo Ferri

 

La scorsa settimana nel corso della seduta della quarta commissione sono state presentate le relazioni finali sugli “standard di definizione del processo”. Quante sentenze deve fare un giudice perché rispetti lo standard e quindi sia considerato produttivo ? 
Per quanto riguarda il settore civile si è registrata una profonda spaccatura atteso che il collega Lepre  ha presentato una  relazione di minoranza ed ha parlato espressamente di carichi esigibili. 
Per il settore penale il collega Fabio Fiorentin  nella relazione che ha depositato con riferimento al settore della sorveglianza  non ha mancato di evidenziare il carico esigibile identificato con un "tetto" (600 procedimenti/anno) superato il quale il magistrato non riesce a gestire efficacemente il proprio ruolo. 
Tuttavia l'orientamento espresso dalla maggioranza sia per il civile che per il penale  non risulta aver considerato la possibilità di inserire all'interno della misurazione della laboriosità alcun indicatore o parametro correttivo riferibile ai carichi sostenibili.  In particolare  non è stata fatta sufficiente chiarezza su diversi e importanti aspetti: a)  lo standard "al buio": il giudice rischia di non sapere ad inizio anno quante sentenze dovrà produrre, ma solo a fine anno saprà se ha raggiunto o meno l'obiettivo di produttività.; b) ogni anno lo standard deve cambiare, e - per una serie di ragioni tecniche - inevitabilmente ogni anno i giudici sono esposti al rischio di dover fare più sentenze per rimanere entro lo standard; c) non si sono presi in considerazione  i carichi esigibili nonostante l'enormità dei dati a disposizione; d) si propone l'ennesima scheda di valutazione superburocratica e ancora una volta la nostra professionalità sarà racchiusa in una crocetta che riempirà questa o quella voce. In sintesi, il rischio è di creare un sistema iperproduttivista fondato sull'oscurantismo dei dati, mettendosi così a rischio la serenità e autonomia dei giudici, nonché la qualità della risposta giurisdizionale: la maggioranza dimentica che il giudice italiano è il più produttivo di Europa. In definitiva, si vuole un vero e proprio sentenzificio   
A tale impostazione ha fatto da controcanto la relazione sul civile del collega Lepre in quanto essa: a) distingue i giudici in base alle materie trattate, sicché si basa sulla reale difficoltà delle questioni; b) consente ai giudici di sapere prima qual è l’obiettivo di produttività minimale; c) individua il carico esigibile, che è strumento organizzativo non più rinviabile; d) propone di fissare oggi lo standard e di rivederlo tra 4-5- anni, cioè dopo un periodo congruo di assestamento; d) garantisce una buona produttività e una qualità della risposta giurisdizionale e trasparenza.
Insomma, si hanno i numeri per fissare i carichi di lavoro esigibili, sia per il penale che per il civile; c'è finalmente la possibilità di creare condizioni di lavoro ragionevoli per tutti i giudici con soglie di produttività equilibrate e trasparenti, la relazione di maggioranza (civile) si fonda su complicati meccanismi: di ciò è prova la difficoltà di lettura delle relazioni (che mi auguro che saranno presto pubblicate su cosmag per consentire a tutti i colleghi la lettura). Il confronto, ad esempio, per il civile tra le due  relazion è indicativo
La sostanza politica è la seguente: più è complicato e poco percepibile dai colleghi il sistema di valutazione di professionalità, più si “stressa” il giudice per raggiungere obiettivi di produttività ogni anno più elevati, più il giudice dipenderà dalle correnti che compongono il CSM. Per queste considerazioni Magistratura Indipendente, in Quarta Commissione, proporrà di seguire per il settore civile la relazione di minoranza del collega Lepre.  
MI contesta, infatti, radicalmente ogni ipotesi di standard al buio o di standard che cambia di anno in anno, atteso che ciò pregiudica solo la qualità della giustizia, i cittadini, l’autonomia e l'indipendenza dei magistrati che devono essere certamente stimolati ad essere produttivi ma a lavorare con serenità e senza alcuna paura.
Cosimo Ferri
 
 
 
 
 
 

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