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Il rispetto delle regole è la sola garanzia per tutti

 giovedì, 19 settembre 2019

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Paolo Criscuoli si è dimesso per senso di responsabilità e rispetto delle Istituzioni.
È stata una scelta tormentata, poiché egli sentiva di avere pieno diritto ed anzi il dovere - si legge nella sua “lettera aperta agli iscritti dell’associazione nazionale magistrati”- di continuare a ricoprire la carica consiliare.
Si apprende dalla stampa e dalla menzionata lettera che sono stati frapposti ostacoli alla ripresa dell’esercizio delle sue funzioni, in particolare avendo alcuni consiglieri minacciato irrituali e gravissime iniziative che avrebbero paralizzato i lavori consiliari.
Paolo Criscuoli ha scelto la via delle dimissioni per mettere al riparo l’Istituzione da condotte che avrebbero creato una situazione di “muro contro muro”.
A lui va la convinta solidarietà del gruppo di Magistratura Indipendente e la gratitudine per la dignità e la sobrietà con cui ha affrontato sin dall’inizio questa sconcertante vicenda.
Eravamo rimasti in fiduciosa attesa che l’organo istituzionale - che pur vede sensibilmente variati i suoi assetti interni, non rispecchiando più la volontà espressa dai magistrati italiani - assumesse le sue determinazioni sulla questione nell’ambito delle regole e dei poteri che la legge gli attribuisce, secondo i più elementari principi di uno Stato di diritto e nel rispetto delle garanzie che il procedimento avviato dalla procura generale presso la Corte di cassazione normalmente impone.
Ci attendevamo che analoga condotta avrebbero tenuto, per senso istituzionale o per i ruoli consiliari ricoperti, i componenti eletti di Area e Upc.
Alcuni di essi, invece, si sono regolati diversamente.
Infatti, quando il consigliere Criscuoli aveva maturato il convincimento, in piena coscienza, di riprendere l’esercizio delle funzioni, sono state poste in essere, in seno al consiglio, iniziative irrituali, e si è manifestata addirittura l’intenzione di abbandonare i lavori del Plenum, ovvero di non parteciparvi facendo mancare il numero legale.
Tali condotte sono contrarie al regolamento interno e alla disciplina della funzione di consigliere superiore, la quale non rimette certo ai consiglieri in carica, al di fuori del perimetro tracciato dalla normativa primaria, la scelta di chi può prendere parte, oppure no, ai lavori consiliari.
E’ come se i magistrati componenti di un collegio – o di un Ufficio -si rifiutassero di esercitare le funzioni perché un loro collega è sottoposto a procedimento disciplinare.
E’ solo la legge che stabilisce i presupposti per la sospensione dalla carica di un consigliere, il quale, al di fuori di tali ipotesi, ha il dovere oltre che il diritto di espletare il suo mandato.
Questi consiglieri, invece, con una condotta arbitraria, perché del tutto al di fuori del perimetro normativo, si sono attribuiti un potere che non hanno.
Profondamente inopportuna è stata altresì l’iniziativa dell’associazione nazionale magistrati la quale, senza riguardo per le prerogative del consigliere eletto e dell’istituzione consiliare, ha espresso, e poi incongruamente ribadito, una aprioristica valutazione di indegnità a ricoprire la carica, e ciò prima ancora che il procedimento disciplinare, per la cui sollecita definizione il consigliere Criscuoli aveva prestato massima collaborazione, giungesse a suo naturale epilogo.
Magistratura Indipendente non arretra: segnala il rischio di una deriva verso uno Stato non più di diritto in cui sono alcuni gruppi a stabilire, volta per volta e a seconda delle persone coinvolte, il contenuto dei precetti, delle regole e delle sanzioni.
Invitiamo i colleghi, in prospettiva delle imminenti elezioni suppletive, a riflettere su tali condotte, e a decidere se è preferibile essere “governati” da un CSM rigoroso ma imparziale, equilibrato nel valutare i fatti nelle sedi istituzionali proprie, oppure da un CSM incurante, per interessi e finalità di parte, delle garanzie e delle regole imposte.

Magistratura Indipendente
Il Presidente Maria Grazia Arena
Il Segretario Paola D’Ovidio

 
 
 
 
 
 

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