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martedì, 28 gennaio 2025 20:05

INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO 2025 - DISTRETTO DELLA CORTE D’APPELLO DI TRIESTE

 martedì, 28 gennaio 2025

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Intervento del rappresentante del Consiglio Superiore della Magistratura

Cons. Maria Luisa Mazzola

 
 

Rivolgo a lei, signor Presidente della Corte d’Appello, al Procuratore Generale, al rappresentante del Ministro della Giustizia, al Presidente dell’Ordine degli Avvocati, al Rettore dell’Università di Trieste, che ci ospita, alle autorità religiose, politiche, civili e militari, a tutti i colleghi, al personale amministrativo e a voi qui presenti, il saluto deferente e cordiale del Consiglio Superiore della Magistratura che oggi ho l’onore di rappresentare in questo territorio, che ha sempre dato prova collettiva di spirito civico e di forza morale e che porta in sé i valori profondi dell’unità, della cultura, dell’apertura verso l’Europa, della fermezza e della vigilanza verso il futuro. Valori che devono essere coltivati anche nella giurisdizione da tutti gli operatori che hanno a cuore la giustizia come servizio alla persona.

Valori che appaiono oggi profondamente vulnerati dal disegno di legge di riforma costituzionale della separazione delle carriere, che, come sottolineato dal parere espresso a larga maggioranza dal Consiglio, non è in alcun modo necessitata alla luce dei dati, che registrano negli ultimi cinque anni una media di passaggi dall’una all’altra funzione percentualmente irrisoria.

L’esperienza concreta, in cui in più del 40% dei casi le decisioni giudiziarie non confermano l’ipotesi formulata dal Pubblico Ministero con l’esercizio dell’azione penale, smentisce l’assunto secondo cui l’unicità della carriera condiziona il libero convincimento del giudice e determina un vulnus ai principi di terzietà e imparzialità asseritamente perseguiti dalla riforma. Tali obiettivi non dipendono infatti da aspetti di natura ordinamentale, ma devono essere assicurati per Costituzione all’interno del processo, attraverso il rafforzamento delle garanzie nell’ambito di una cultura unitaria della giurisdizione.

Diversamente, sarà ineluttabile che il potere esecutivo assuma il controllo dell’operato del pubblico ministero, con evidenti profili di lesione al principio di indipendenza del potere giudiziario.

Parimenti, la creazione di un doppio CSM e la previsione del sorteggio per l’elezione dei componenti togati comprime il diritto costituzionale dei magistrati di operare una scelta consapevole sulla individuazione dei propri rappresentanti, recidendo il nesso con i valori della democrazia, in un quadro di implicita sfiducia e complessivo svilimento della funzione dell’organo di autogoverno.

Non si comprende inoltre come la riforma costituzionale possa contribuire al perseguimento di migliorare la qualità e l’efficienza della giurisdizione, che deve passare piuttosto attraverso il superamento delle persistenti criticità organizzative che caratterizzano il settore giustizia.

Gli interventi di competenza ministeriale sinora adottati non sembrano ispirati a criteri di efficienza.

Vi è ancora incertezza, ad eccezione del settore famiglia, sulla decisione di prorogare per il 2025 la deroga al limite dell’ultradecennalità, decisione che è destinata a ripercuotersi sull’organizzazione degli uffici e a riverberare i suoi effetti sul raggiungimento degli obiettivi del pnrr, che peraltro in questo distretto registra un dato estremamente positivo. Risultano infatti esaurite le controversie civili iscritte entro il 2022, cosicché la Corte, come illustrato dal Presidente Gorjan, nell’anno 2025 tratterà sostanzialmente solo procedimenti iscritti dal 2023 in avanti. Grazie all’impegno dei colleghi, eccellenti risultati sono stati qui raggiunti anche nel settore penale, sia sotto il profilo della produttività, che dell’esaurimento dell’arretrato.

Con riferimento ad altri settori di intervento ministeriale, disfunzionale appare la scelta di trasferire alla competenza delle Corti d’Appello l’impugnazione dei provvedimenti in materia di procedure per il riconoscimento della protezione internazionale, in relazione ai quali si prevede un impatto di 30.000 ricorsi l’anno, pari a una percentuale compresa tra il 33/37% dell’ammontare complessivo delle iscrizioni, che non solo pregiudica gli obiettivi del pnrr, ma che dovrà comportare, come esplicitato in una recente delibera del consiglio, una inevitabile ridefinizione in senso ampliativo delle piante organiche del tribunale per le persone, per i minorenni e per le famiglie e il conseguente differimento della sua entrata in vigore.

Preoccupante per le ricadute sul piano organizzativo degli uffici l’introduzione del GIP collegiale per l’applicazione delle misure custodiali. La necessità di ovviare alle prevedibili ricorrenti ipotesi di incompatibilità all’interno dello stesso ufficio comporterà infatti il ricorso sistemico alle tabelle infradistettuali e la conseguente stabilizzazione del ricorso a magistrati di altri uffici al fine di costituire il collegio, così incidendo su altre attività e impattando specialmente sugli uffici di piccole medie dimensioni. Un’inutile dispersione di risorse, che certamente non potrà essere affrontata con il prospettato aumento di organico di 250 unità, numero non adeguato e non preceduto da uno studio approfondito in relazione a ciascun ufficio giudiziario.

Per quanto possa essere profuso il massimo sforzo, gli ambiziosi obiettivi di smaltimento dell’arretrato e di riduzione della durata dei processi non possono realizzarsi se non attraverso una stabile assegnazione di risorse umane e la possibilità di organizzare l’attività degli uffici disponendo di una pianta organica adeguata e non caratterizzata da croniche scoperture di personale amministrativo, che in questo distretto si attestano su una percentuale superiore al 40%.

La situazione attuale registra sul piano nazionale una scopertura della pianta organica del 17% (essendo mancanti n. 1831 magistrati su 10655), contingenza che determina la sempre più crescente richiesta di interpelli per applicazioni extradistrettuali, la metà dei quali senza esito per mancanza di aspiranti legittimati, in quanto a loro volta provenienti da distretti caratterizzati da rilevanti scoperture di organico. Una sorta, dunque, di corto circuito del sistema.

L’apprezzabile impegno del Ministro, che ha indetto ben quattro concorsi in rapida successione per fare fronte alle attuali carenze di organico, produrrà i primi effetti solo a partire dal mese di novembre del 2025, quando prenderanno possesso 599 mot (di cui al dm 1/12/21), dei quali già 16 hanno dato le dimissioni per altra amministrazione, un piccolo, ma significativo, segnale di come la magistratura stia diventando meno attraente per i giovani.

Preoccupante corollario la crescente richiesta di cessazione dal servizio di magistrati senza avere raggiunto i limiti di età (115 nel 2024, a fronte di 58 magistrati che hanno chiesto il collocamento a riposo per pensionamento), un dato che fa riflettere sulla disaffezione nei confronti del sistema.

Questo distretto in particolare conta n. 36 vacanze, pari al 19% di scopertura (n. 31 in primo grado con percentuale di scopertura del 20% e n. 5 in secondo grado con 16% di scopertura) su n.188 magistrati di merito.

Con le delibere del 18 dicembre 2024 sono stati avviati bandi di tramutamento di primo grado, giudicanti e requirenti, dei quali 15 posti di interesse per il distretto di Trieste, ben 11 in più rispetto alla precedente pubblicazione del gennaio 2024.

In questo contesto di oggettiva difficoltà occorre chiedere con forza di mantenere inalterato il numero degli addetti per il processo, con l’auspicio che l’assegnazione sia estesa agli uffici di procura e al tribunale di sorveglianza, anche quando tale modello organizzativo, che si è rivelato di grande utilità per gli uffici giudiziari, entrerà a regime nel 2026, nonché incentivi economici reali, concretamente attingibili ai fondi del pnrr, per i magistrati e il personale amministrativo impegnati in questo sforzo straordinario.

Premesse queste considerazioni iniziali, procedo brevemente ad una sintesi dell’azione consiliare.

Grazie al lavoro intenso e incessante di tutti i componenti e dell’intera struttura in ogni singola articolazione, il consiglio ha continuato ad operare nel solco dell’efficienza, attraverso una incisiva attività di recupero dell’arretrato, parallelamente intensificando le normali attività e così consentendo la progressiva trattazione degli affari in tempi molto ravvicinati.

Solo per fare alcuni esempi, il tempo medio di definizione delle pratiche di quarta commissione è pari a 51 giorni e quello della settima commissione di 52 giorni.

Sensibilmente ridotto e ulteriormente eroso il tempo di definizione delle pratiche di conferimento di incarichi direttivi e semi direttivi (in un lasso temporale compreso tra i sei mesi e meno di un anno dalla vacanza), mentre le procedure di conferma sono trattate sostanzialmente nell’attualità.

Il 2024 è stato anche un anno di intensa attività riformatrice, caratterizzata da un’azione propulsiva di revisione e implementazione della normazione secondaria, necessitata dalle modifiche introdotte dalla riforma Cartabia.

Segnalo la nuova circolare in tema di incompatibilità parentali (3/4/24) e quella sul procedimento per trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale o funzionale (10/7/24), finalmente improntata a principi di garanzia, al rispetto del contraddittorio e alla certezza dei tempi di definizione.

Ancora, la nuova disciplina del collocamento fuori dal ruolo organico della magistratura (24/7/24) e la delibera (del 10/7/24) di modifica della circolare relativa ai concorsi per il conferimento delle funzioni di legittimità, sia sotto il profilo procedimentale, che in relazione ai requisiti attitudinali, in base alla quale la terza commissione dovrà quest’anno definire le procedure di conferimento dei posti da poco banditi.

La settima commissione ha definito la riscrittura delle due circolari in materia di organizzazione degli uffici giudiziari giudicanti e requirenti e ha avviato un monitoraggio sul processo penale telematico.

Conquista di civiltà giuridica la circolare intervenuta in tema di riabilitazione per i magistrati che nel corso della loro carriera hanno subito una condanna disciplinare alle sanzioni della censura e dell’ammonimento.

L’attività di normazione secondaria si è poi dispiegata nell’adozione della circolare sulle valutazioni di professionalità (13/11/24), in cui il Consiglio e, in particolare, la quarta commissione, ha operato uno sforzo di sintesi per coniugare criteri sempre più stringenti e pervasivi imposti dalla riforma Cartabia con la peculiarità e la delicatezza della funzione giurisdizionale, la cui verifica non può esaurirsi nel dato esclusivamente produttivistico senza coniugare qualità e ragionevole durata della risposta giudiziaria.

La nuova circolare in materia di conferimento incarichi direttivi e semidirettivi ha introdotto criteri di maggiore autovincolo, valorizzando l’esperienza giudiziaria in funzione della specifica tipologia di ufficio oggetto di conferimento, senza rinunciare a un esercizio responsabile della discrezionalità, che costituisce imprescindibile presidio ed espressione dell’organo di rilevanza costituzionale e che si dispiega attraverso un percorso motivazionale quale migliore garanzia della possibilità di controllo nell’applicazione delle regole.

Ringrazio il Ministero, che ha accolto la proposta avanzata dalla quinta commissione, e mio personale obiettivo, condiviso nell’ambito del tavolo tecnico con la SSM, di differire l’obbligatorietà del corso ad un momento successivo al conferimento dell’incarico, così da evitare un inutile dispendio di costi e di energie. Si è trattato di un esempio virtuoso di collaborazione tra Ministero, Scuola Superiore della Magistratura e CSM, nel comune e superiore interesse generale.

Auspico analoga volontà per la revisione della deroga al divieto della ultradecennalità nello svolgimento delle funzioni in sede di conversione del DL n. 178/2024 e comunque una rivisitazione definitiva dell’istituto, nella consapevolezza di una sempre più accentuata specializzazione dei saperi e delle professioni, che richiede una risposta rapida e qualitativamente adeguata.

Parimenti, sul versante dell’informatizzazione, il Consiglio ha ritenuto di sensibilizzare il Ministro per l’adozione delle più opportune determinazioni al fine di porre rimedio ai malfunzionamenti e difetti dell’applicativo APP causati dal generalizzato deposito di atti e documenti con modalità esclusivamente telematica a partire dal 1/1/2025.

La massiva, improvvisata e immediata digitalizzazione del processo penale, con la previsione di una proroga di soli tre mesi, limitata a pochi procedimenti, mette infatti seriamente a rischio l’efficienza della giurisdizione.

Ma anche da parte del Consiglio c’è ancora molto da fare.

Abbiamo regole troppo complicate e adempimenti sempre più gravosi a carico dei colleghi. E questo vale per tutte le materie consiliari. Auspico più semplificazione e meno burocrazia. Solo in questo modo il Consiglio Superiore sarà davvero vicino ai magistrati e alle loro esigenze, che, sono certa, siano avvertite nel contesto mitteleuropeo di Trieste, in cui si è formata la concezione delle funzioni dello Stato nata all’interno della scuola tedesca di studi giuridici e di scienza dell’amministrazione dell’ottocento, secondo cui la burocrazia era intesa quale prassi amministrativa fondata su criteri di efficienza e razionalità, realizzando così un modello alternativo all’accezione di burocrazia del linguaggio comune, come sinonimo di rigidità, di formalismo, di immobilismo, e, in ultima a analisi, di inefficienza.

In questo quadro complessivo gli obiettivi di raggiungimento del pnrr e di efficientamento del sistema giustizia potranno essere raggiunti solo a patto di una virtuosa sinergia tra Ministero e CSM e un più incisivo coordinamento che coinvolga i distretti giudiziari la SSM e l’Avvocatura, nel rispetto reciproco di ruoli.

“Rispetto” è la parola dell’anno scelta dall’istituto dell’enciclopedia Treccani.

Il rispetto verso gli altri rappresenta il primo passo per una società più accogliente, inclusiva e rassicurante. Il primo passo sulla strada per il dialogo, la collaborazione, la solidarietà, che ha come fine ultimo il raggiungimento del bene comune.

Il rispetto dell’istituzione giudiziaria e della vita privata del magistrato, che il Consiglio ha ribadito con fermezza nella pratica a tutela dei giudici di Bologna.

Il rispetto delle Istituzioni nei confronti di chi ne ricopre il ruolo. Così come coloro che rivestono responsabilità istituzionali sono tenuti ad esercitarle sapendo che le istituzioni sono di tutti. Che il servizio che si svolge, come ha recentemente ricordato il Presidente della Repubblica, non è espressione di potere, ma è a garanzia di ciascuno.

Il senso del dovere che richiede a tutti coloro che operano nell’istituzione di rispettare i limiti del proprio ruolo, senza invasioni di campo.

Rispetto e fiducia dei cittadini che il Consiglio Superiore della Magistratura può riconquistare solo attraverso la trasparenza dei comportamenti e la coerenza delle scelte.

Questa è per noi la vera sfida per un autentico cambio di passo.

Vi ringrazio.

 

 
 
 
 
 
 

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