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Intervista di Patrono sul correntismo e la riforme del C.S.M.

 mercoledì, 7 gennaio 2009

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D. Esiste il problema del correntismo all’interno della magistratura?

R. Il correntismo, che è la degenerazione opportunistica del pluralismo culturale all’interno della magistratura, è un fenomeno che obiettivamente si avverte all’interno del C.S.M. ma non certo nei termini in cui viene normalmente prospettato. L’attuale Consiglio, anzi, sta facendo apprezzabili sforzi per attenuarne gli effetti negativi, e secondo me attualmente la sua influenza negativa si manifesta in meno occasioni rispetto al passato. Il vero problema è che nessuno ci crede e tutti, sia all’interno che all’esterno della magistratura, attribuiscono alle correnti tutte le colpe possibili e immaginabili. Per esempio, quando il CSM esprime un parere che non piace alla politica su un disegno di legge, ecco che la colpa per la politica è del correntismo, chissà poi perché. Se viene nominato un magistrato ad un incarico direttivo, tutti gli altri magistrati aspiranti a quello stesso incarico non sono disposti ad ammettere che il prescelto era più idoneo di loro ma sostengono di aver subito un torto e danno la colpa al correntismo. Se le correnti all’interno del CSM sono in disaccordo su una pratica la colpa è del correntismo perché ognuna tira l’acqua al suo mulino, se invece sono d’accordo la colpa è ancora del correntismo perché si sono messe d’accordo tra loro.

D. In questa situazione ha senso una riforma?

R. A questo punto che il problema esista veramente o no è abbastanza indifferente se tutti sono convinti che esista, e quindi è forse nell’interesse dello stesso CSM una riforma della sua composizione che, ferma restando la necessaria maggioranza di togati al suo interno, impedisca che alle correnti della magistratura vengano strumentalmente attribuite anche le colpe che non hanno. La difficoltà è trovare un criterio di scelta del componenti obiettivo ed efficace. Il sorteggio è una proposta stravagante, non si può affidare al caso la scelta dei pochi chiamati a governare la magistratura su una rosa enorme di persone, oltre 9000 magistrati, non certo tutti eguali e tutti egualmente idonei ad un compito di tal genere. La nomina di un terzo di magistrati da parte del Capo dello Stato è finora l’idea più ragionevole che sia stata proposta, anche se si presta al dubbio sulla possibilità che ha una persona sola, il Presidente della Repubblica, di conoscere soggetti, normalmente estranei al suo ambiente, così approfonditamente da poter poi scegliere tra loro i pochi più idonei a svolgere il ruolo di consiglieri del CSM, e conseguentemente al pericolo che a  nomine simili si possa arrivare tramite canali non chiaramente comprensibili e individuabili.

 
 
 
 
 
 

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