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La mafia ai tempi del COVID-19: espansione o contrazione degli “affari”?

 sabato, 18 aprile 2020

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Sara Amerio, Sostituto Procuratore presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria

Anna Sergi, Professore Associato di Criminologia, Università di Essex, Regno Unito

 
 

 

 

A coloro i quali si occupano, a vario titolo, di crimine organizzato, la lunga pausa necessitata dal confinamento cagionato della pandemia ha consentito di svolgere alcune riflessioni in ordine al ruolo della criminalità organizzata, soprattutto quella di stampo mafioso, in un momento di emergenza sociale ed economica.

Ebbene, a primo acchito verrebbe da dire che le mafie, proprio in virtù della loro straordinaria capacità di adattamento e rigenerazione sperimentata negli anni nei più svariati ambiti dell’illecito e del lecito, potrebbero trarre grande giovamento dalla presente situazione[1]. E così sicuramente è. Eppure, un interprete attento deve necessariamente andare oltre e verificare in quali ambiti ciò possa accadere e se vi siano, al contrario, contraccolpi che anche le stesse organizzazioni potrebbero subire[2].

 

Al fine di svolgere un’analisi specifica, è utile intanto premettere come la pandemia da coronavirus abbia delle somiglianze evidenti con eventi passati, quali crisi finanziarie, emergenze causate da catastrofi naturali, conflitti e rapidi cambiamenti geopolitici. Questa premessa ci aiuta a comprendere alcuni dei cambiamenti repentini di questi ultimi tempi e a prevedere che impatto potranno avere su diversi aspetti di società, economia e politica.

 

Un dato interessante che è opportuno riprendere in questa sede è la generalizzata flessione di alcuni reati commessi nel mese di marzo 2020 se comparati allo stesso periodo nel 2019[3]. A causa delle misure restrittive durante la pandemia, infatti, il numero totale dei reati commessi è nettamente diminuito (da 146.762 commessi nel 2019 a 52.596 delitti nel 2020[4]) con una media del -64.2% totale, con particolare riguardo ai reati predatori (rapine -54%; furti -67%)[5].

 

Sicuramente, la pandemia modificherà (come ha già in parte fatto) i traffici illeciti, come la cronaca giornalistica ha già avuto modo di evidenziare[6], ma appare opportuno verificare la causa di tali cambiamenti in tempo reale, ossia mentre la crisi da Covid-19 evolve; ciò probabilmente consentirà di valutare gli sviluppi di tali nuove dinamiche allorquando la crisi sarà superata.

 

Intanto, è necessario muovere da una delle caratteristiche “principe” del crimine organizzato, ossia il controllo del territorio. La mafia è tale intanto perché si avvale della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti. Tale controllo, in epoca di confinamento e lockdown, necessita di forme alternative, che consentano di mantenere la propria visibilità, rafforzando il prestigio e l’autorità, anche in assenza di presenza fisica. Ciò può avvenire mediante svariate modalità: dall’ideazione di un “lasciapassare” che consenta di evitare i controlli delle Forze dell’ordine e che permetta di far sentire la costante presenza, al prestare aiuto (economico, sanitario ed alimentare) ai più bisognoso, tornando al quartiere, ideale luogo di estrinsecazione dell’egemonia mafiosa della ndrina,  alla sostituzione (a volte addirittura a seguito di specifica richiesta) dello Stato con  una governance alternativa per garantire la verifica del rispetto delle rigide prescrizioni legate al distanziamento sociale[7].

 

Ma ancora, le mutate condizioni sociali divengono mutate condizioni economiche che necessariamente ridisegnano gli ambiti dell’illecito, incidendo in maniera determinante nella commissione di alcune fattispecie di reato anziché altre (si pensi agli investimenti nella sanità, alle frodi societarie, alle frodi relative ai sussidi alimentari e ovviamente la corruzione)[8].

Si aprono, poi, nuovi ed inquietanti scenari legati ad altre opportunità di sviluppo criminale[9], quali le frodi informatiche[10] o a nuove modalità di distribuzione, all’ingrosso ed al dettaglio, di sostanze stupefacenti[11]. Le vincolanti e restrittive limitazioni agli spostamenti fisici devono necessariamente essere arginate e superate, al fine di evitare una paralisi dei traffici illeciti.

 

Da un punto di vista criminologico, è tuttavia metodologicamente errato chiedersi come le mafie possano avvantaggiarsi della pandemia, in quanto ciò presupporrebbe un’omogeneità nel concetto di "crimine organizzato” o “mafia” che non esiste, neppure a livello normativo[12].

 

Soprattutto in ambito internazionale, si compie spesso un errore logico[13]: sovrapporre al concetto di criminalità organizzata qualsiasi forma di criminalità grave o complessa (compresi i crimini informatici, i crimini economici, i crimini dei colletti bianchi, la corruzione, la collusione) soltanto perché si considera che ogni reato “grave” debba essere in qualche modo anche “organizzato”[14].  Ora più che mai, questa falla logica può generare fraintendimenti concettuali e frustrare ogni tentativo di effettuare un’analisi profonda, a livello sociologico, di pervenire ad arresti giurisprudenziali.

 

L’esperienza, anche quella giudiziaria, insegna come le associazioni per delinquere operino in vari ambiti, dell’illecito e del lecito, e sono volte alla commissione di diversi reati fine, in diversi contesti[15].

 

Da questa complessità deriva la difficoltà di operare una previsione in ordine ai possibili comportamenti che riguardano le diverse strutture e attività del crimine organizzato. La fine dell’emergenza pandemica – auspicata al più presto – darà conto di quanto si può ora soltanto tentare di ipotizzare, alla luce di simili, ma non totalmente sovrapponibili, esperienze passate.

 

Le strutture del crimine organizzato: la governance territoriale e il controllo sociale

 

Come sopra anticipato, la vera forza delle organizzazioni per delinquere di stampo mafioso è data dal capitale sociale, dalla reputazione, dalla sovranità territoriale.

La riduzione (a volte l’azzeramento) della libertà di spostamento incide negativamente su individui e strutture, in ambito locale ed in ambito affaristico.

Ciò vale già per affiliati alle organizzazioni mafiose di tipo tradizionale, colpiti da misure cautelari, qualora scelgano di sottrarsi all’esecuzione rendendosi così latitanti. Costoro beneficiano di importanti risorse economiche, personali, famigliari ed ambientali, che consentono loro di trascorrere lunghi periodi nascondendosi nelle montagne o in bunker costruiti nelle loro stesse abitazioni; sono individui abituati a dirigere le attività del clan mentre sono in isolamento, un isolamento molto più penetrante di quanto non sia quello inflitto nella situazione presente[16].

In tali circostanze, quindi, dal punto di vista del comando, nulla muta particolarmente, salvo la maggiore difficoltà del mantenimento della segretezza del nascondiglio, in circostanze di solitudine desolante nelle strade.

 

Diverso è il caso di alcune gang sudamericane, quali quelle che operano nelle favelas di Rio de Janeiro[17], in grado di usare armi, violenza e intimidazioni per imporre controllo e ordine sociale. Ebbene, in tale contesto, questi gruppi si sono ritrovati addirittura ad esercitare un controllo di tipo statuale, quello di mantenimento dell’ordine pubblico, esercitato fino a prima dello scoppio della pandemia dal potere costituito. Forti del loro riconoscimento sociale da parte dei cittadini, potrebbero usare la propria capacità di intimidazione e di controllo sociale per imporre l’isolamento alle loro comunità di riferimento o per procurarsi trattamenti privilegiati, rispetto ad altri nella loro comunità, in caso di limitata distribuzione certi beni o servizi (come ad esempio accesso al cibo, ai servizi sanitari, agli strumenti di protezione). Ciò costituirebbe da un lato una vera e propria resa dello Stato, piegato dalla crisi sanitaria e consentirebbe un processo di istituzionalizzazione della criminalità organizzata elevandola al rango di controllore, appaltando ad una governance alternativa la gestione dell’ordine pubblico e del rispetto del lockdown; dall’altro, il controllo del territorio verrebbe assicurato mediante la distribuzione di generi alimentari “porta a porta”, consentendo quella visibilità che è a tutti gli altri negata, accrescendo il prestigio criminale in maniera smisurata, proprio nella misura in cui si interviene sui bisogni essenziali, quali quelli alimentari, nonché rendendo i beneficiari eternamente riconoscimenti nei confronti di coloro i quali li hanno sfamati[18]. Ciò vale in egual modo anche alle nostre latitudini, quando, di fronte alla sofferenza ed alla mancanza di alternative esistenziali, si propone ai cittadini più bisognosi la possibilità di accedere a finanziamenti e prestiti particolarmente vantaggiosi[19]. Questa è solo la prima immagine, quella caritatevole, della criminalità organizzata. Ma questa è anche la più classica delle leve dell’usura[20], con prestiti non tracciati di capitali illeciti che vengono così anche riciclati, quando non addirittura dell’ingresso (a volte in modo formale, a volte in modo occulto) all’interno di un’azienda o di una compagine societaria[21]. Senza tralasciare gli aspetti psicologici di sudditanza nei confronti dei soggetti che, in uno stato di profondo bisogno, sono gli unici che sono stati presenti e pronti a aiutare chi non riusciva a provvedere diversamente alle proprie esigenze di vita.

 

Tale aspetto, ad avviso di chi scrive, emerge in misura ancora più evidente in ambito sanitario. Dati giudiziali già oggi ci consentono di dire come una delle forme di rappresentazione all’esterno della forza di un’associazione per delinquere passi anche dal favorire visite mediche, magari evitando il pagamento del ticket o anche solo evitando di sottoporsi ad estenuanti prenotazioni di visite che verranno effettuate – rispettando il rigoroso criterio cronologico – a distanza di mesi. Ma appare ancora più indicativo quando, in una situazione di pandemia imprevista ed in qualche misura imprevedibile in questi termini, ci si ritrovi in carenza di posti nelle terapie intensive, quando è l’operatore sanitario a dover effettuare una scelta su chi sia il soggetto che possa ambire al ventilatore polmonare, unico strumento idoneo a garantire la sopravvivenza del soggetto. Ebbene, un controllo territoriale di un nosocomio potrebbe spingersi fino ad incidere in queste delicatissime scelte, operate dai sanitari secondo linee guida e sotto il peso lancinante della propria coscienza; se a tali sacrali strumenti orientativi dovesse sostituirsi il  controllo delle mafie, per sua natura clientelare, si giungerebbe alla situazione per la quale essi sarebbero i decisori finali di chi ha diritto di rimanere in vita, creando un debito imperituro in capo al soggetto beneficiario, che è stato letteralmente salvato da morte certa. È facile comprendere come a fronte di ciò, si sia disposti a fare qualsiasi cosa in cambio e a come mai si potrà in alcun modo tradire il proprio salvatore (ad esempio rendendo dichiarazioni accusatorie nei suoi confronti). Essere l’arbitro della vita e della morte è la forma di forza più violenta e penetrante che si possa immaginare e pensare che questa forza possa essere nelle mani della criminalità organizzata deve spingere ad effettuare una riflessione più profonda e a favorire, invece, criteri di assistenza medica più trasparenti e accessibili.

 

Ci sono, poi, realtà, strutture, che non vengono minimamente intaccate dalla pandemia. Si pensi ad una famiglia di Cosa Nostra americana a New York City che detiene da decenni strumenti per influenzare il sindacato dei lavoratori portuali sulle banchine del porto nel New Jersey[22]. Questa non risentirà della particolare situazione socio-sanitaria, dal momento che il porto, nel complesso, continua a funzionare e così le relazioni dei portuali all’interno dell’economia del porto. Ma ciò vale anche per tutte quelle attività apparentemente lecite che operano nella filiera agro-alimentare. La raccolta stagionale dei prodotti della terra, effettuata da immigrati irregolari sfruttati e costretti a lavorare in condizioni di schiavitù, continua incessantemente, non avendo il comporto – allo stato – subito alcuna contrazione di tipo economico.

 

Le attività del crimine organizzato: lucri cessanti, danni emergenti e opportunità rinnovate

 

Come è noto, le associazioni per delinquere, che siano o meno di stampo mafioso, sono caratterizzate da una poliedricità di interessi in svariate attività criminali del più diverso tipo.

Al fianco delle attività più “tradizionali” quali il prestito ad usura, il traffico di sostanze stupefacenti, il traffico illecito di rifiuti e le estorsioni, con gli anni si sono affiancate attività apparentemente lecite, ottenute mediante il reimpiego di denaro proveniente, esso sì, da attività illecite o mediante l’inserimento nella compagine societaria, in forma occulta o palese, di soggetti legati alla criminalità organizzata. Tramite queste forme di aggressione all’economia lecita, vengono esercitate attività con modalità lecite o illecite. Queste ultime, in particolare in un periodo di pandemia, possono spaziare dalle frodi sanitarie, al commercio illecito di prodotti contraffatti (dalle mascherine sanitarie ai prodotti igienizzanti per le mani, ventilatori polmonari, equipaggiamenti di protezione[23] - prodotti in precedenza “anonimi” e ora diventati beni di lusso), al contrabbando.

 

Nell’ambito delle attività intrinsecamente illecite (e tra queste la regina incontrastata è senza dubbio il traffico internazionale di sostanze stupefacenti) le limitazioni alla produzione, la chiusura delle frontiere, la continuata applicazione di dazi volti a scoraggiare l’importazione da paesi esteri, non hanno molta incidenza.

L’esperienza giudiziaria insegna che la creatività dei grandi narcotrafficanti nell’inventare nuovi e sempre più sofisticati sistemi di occultamento idonei a consentire l’ingresso e l’elusione dei controlli delle Forze di Polizia non è seconda ad alcuno e solo sforzi immani possono riuscire a contrastarla, considerata la natura e la vastità dei commerci internazionali, soprattutto quelli via mare. La maggior parte degli importatori – i finanziatori del traffico di cocaina - ha contratti a rotazione (cd. rolling contracts), con trafficanti e produttori[24].

Trattandosi di bene di consumo acquistato da soggetti da esso dipendenti, sarebbe troppo ottimistico pensare che la libertà nella circolazione delle persone possa coincidere con una riduzione della domanda. Peraltro, si rileva come attualmente l’indice di contagio nei paesi dell’America Latina (da dove proviene la maggior parte della produzione di sostanze stupefacenti, soprattutto per quanto attiene la cocaina) sia ancora piuttosto basso, circostanza questa che induce a ritenere che non possano esserci particolari rallentamenti nella produzione, considerando anche l’assoluta fungibilità dei soggetti impiegati e la facilità della loro sostituzione data da un forte bisogno di sostentamento in popolazioni con poche alternative di conduzione di una vita lecita.

Inoltre, allo stato, in Italia (così come in gran parte dei paesi esteri) non sono state adottate misure restrittive alla libera circolazione delle merci, avendo la sospensione del Trattato di Schengen inciso unicamente sulla libertà di movimento delle persone fisiche. Anzi, un rapporto di PortEconomics ha rivelato come il traffico di merci sui principali porti europei nel marzo 2020 sia in aumento[25].

Le rotte potrebbero subire delle momentanee modificazioni, ma è verosimile ritenere che la droga possa continuare a viaggiare occultata in container, transitando attraverso i porti e gli aeroporti, mescolata e nascosta nei traffici leciti di spedizioni di merci, potendo invece ritenersi che si possa verificare una contrazione dell’invio occultato sulla persona (negli abiti, nei bagagli o addirittura mediante ingestione) o un rallentamento nella distribuzione del prodotto una volta arrivato in porto e prima dello spaccio.

Gli spedizionieri, infatti, continueranno a monitorare l’andamento grazie a comunicazioni cifrate a distanza, strumenti questi invalsi nell’uso criminale già da molto tempo; sotto questo aspetto, quindi, la pandemia non troverà inesperte o impreparate le grandi lobby del narcotraffico internazionale di cocaina, incluse le mafie italiane, soprattutto la ‘ndrangheta.

Una situazione diversa, invece, potrebbe verificarsi per quanto attiene alla produzione di metanfetamine o anfetamine[26], che ordinariamente si verifica in loco, evitando così i rischi collegati al trasporto. Se ciò incide, quindi, ovviamente sulla possibilità di mantenere il mercato in condizioni di stabilità (non subendo la produzione contrazioni data dalla limitazione dei movimenti), la difficoltà nel reperire durante la pandemia alcuni degli agenti chimici e farmacologici utilizzati per il confezionamento potrebbe rappresentare una difficoltà.

 

Al contrario di quello del narcotraffico, con particolare riferimento alla cocaina, un settore di elezione delle moderne mafie è sicuramente in profonda crisi: quello delle scommesse. L’interruzione forzata degli eventi sportivi non consente il mantenimento di un palinsesto da realizzare ad opera del bookmaker. Necessariamente, quindi, questo ambito, è costretto ad una stasi momentanea, con una riduzione del fatturato decisamente importante. Analogamente per tutti quegli ambiti, invece, più “tradizionali” delle imprese mafiose che svolgono attività lecite: dall’edilizia, pubblica e privata, al movimento terra, ai grandi appalti di lavori[27]. Anche in questo caso, sarà interessante vedere come le mafie riusciranno a “cambiare pelle”, riconvertendosi ad attività di tipo diverso a seconda che abbiano o meno la capacità e i contatti giusti per re-indirizzare i propri investimenti in mercati legali e criminali per loro nuovi.

 

Le attività della criminalità organizzata hanno successo a condizione che esistano almeno due condizioni: denaro per (re) investire e una chiave per aprire la porta, dove la porta è un determinato mercato a cui si accede tramite plurime vie.

 

Si può pertanto pensare all’infiltrazione nel settore delle forniture medico-ospedaliere. La necessità di acquisto evidentemente in somma urgenza (a cagione dell’emergenza pandemica e con l’obiettivo di garantire rapidità ed efficienza) di una serie di attrezzature (quali, sopra tutti, i ventilatori polmonari) potrebbe consentire il reingresso ad imprese mafiose in settori dai quali erano state escluse grazie ai pervasivi controlli prefettizi, ampliati negli anni grazie ad una legislazione sempre più attenta ad evitare assegnazioni di appalti pubblici (anche di forniture) a soggetti legati a vario titolo alla criminalità organizzata.

 

Ancora, settore elettivo per antonomasia delle mafie è l’estorsione. In un periodo di profonda crisi economica ci si interroga sulla fattibilità pratica di avanzare richieste di pagamento in cambio di (allo stato) inutili protezioni e guardiane. Con molte attività commerciali ed imprenditoriali chiuse o comunque inattive, diventa difficile poter immaginare nuove modalità per avanzare la richiesta illecita (il negozio sarà chiuso, sul cantiere non si troveranno operai), ma ancora più arduo è pensare che vi siano soggetti imprenditoriali in grado di poter aderire alle richieste avanzate (che siano esse, di danaro, di assunzione, di forniture forzose o di conferimento di un subappalto, quali sono le ordinarie modalità attraverso cui l’esperienza giudiziaria ci ha abituati a riconoscere una fattispecie estorsiva). Il desiderio di non arrestare i propri traffici potrebbe condurre la criminalità organizzata ad assumere, quantomeno di facciata, un comportamento paritario con l’estorto, non facendolo sentire vessato, ma trattandolo apparentemente come “socio d’affari”. Questa modalità, che è stata ad esempio già vista in passato e non solo in Italia – ricordiamo come la mafia italo-americana fosse solita prestare capitali a usura agli stessi operatori economici sotto estorsione qualora fallissero – consentirebbe, appunto, di ottenere in un secondo momento la titolarità dell’impresa “strozzata”, anziché un corrispettivo immediato, ma di valore necessariamente intrinsecamente inferiore.

 

 

Il contesto

 

Non possiamo ancora dire come sarà il contesto – economico, sociale, politico – successivo alla pandemia e in che tipo di ambiente saranno presenti le strutture e le attività di criminalità organizzata.

Non possiamo altresì prevedere le modalità di arricchimento o di impoverimento delle strutture e delle attività criminali nelle successive fasi che ci aspettano nella lotta al Covid-19.

Studi criminologici, politologici ed economici sicuramente indicano che la criminalità organizzata sa sfruttare le opportunità, ma quando, con che modalità, a che prezzo e danno sociale, lo si dovrà osservare nei diversi contesti.[28]

Si dovrebbe per esempio tenere sotto osservazione l’impatto che la pandemia avrà sulla salute mentale di individui e famiglie: se le fragilità individuali, acuite dal confinamento forzato, peggioreranno, sì da far incrementare anche il consumo di sostanze stupefacenti, ciò potrebbe portare – come si è già paventato in altri Stati, per esempio nel Regno Unito[29] - alla produzione di nuove tipologie di sostanze, qualora  alcune di quelle tradizionali non fossero più disponibili prontamente sul mercato.

Inoltre, se il blocco alle attività si prolungasse, il sistema postale potrebbe diventare, anche in Italia come in USA e Canada[30], il canale privilegiato per recapitare gli stupefacenti a domicilio, cosa che renderebbe i controlli ancora più onerosi, visto l’utilizzo, per l’acquisto, di app criptate che facilitano questo tipo di mercato (whatsapp o telegram). 

Bisognerà altresì controllare e osservare, al fine di prevenire l’infiltrazione e la cannibalizzazione di società lecite e sane, quali gruppi criminali avranno abbastanza denaro da investire nel rilevare società e imprese in difficoltà come è avvenuto in precedenti crisi[31], magari utilizzando modalità finanziarie anche sofisticate, per evitare controlli e diminuire il rischio di essere intercettato dalle forze dell’ordine.

E ancora, qualora gli eventi sportivi non dovessero tornare alla normalità in un tempo sufficientemente ridotto da garantire una perdita derivante dai proventi delle scommesse illegali e del gioco d'azzardo tutto sommato contenuta{C}[32], bisognerà tenere sotto osservazione i gruppi criminali in precedenza coinvolti, che potrebbero reinventarsi in altre attività illegali e pertanto cambiare mercati e relazioni tra attori già noti alle Autorità.

Si pone, in questa pandemia, un ulteriore problema sociale, ossia quello dell’incremento massiccio delle fila degli ‘eserciti’ mafiosi: terreno di elezione per il reclutamento potrebbe essere quello dei lavoratori in nero, che già attualmente vivono in una zona border che si colloca a metà strada tra i redditi leciti ed i redditi da attività prettamente criminali. La difficoltà (quando non l’impossibilità) di poter accedere a sistemi legali di sostegno al reddito (che prevedono una riduzione del fatturato rispetto al corrispondente periodo nell’anno antecedente) potrebbe condurre questi soggetti, spinti dall’indigenza e dalla necessità, a rivolgersi all’unico interlocutore rimasto, in assenza di un supporto statuale: la criminalità organizzata. Questo esercito di disperati si potrebbe così trasformare in un esercito costituito da futuri partner di attività criminose o, nella migliore delle ipotesi, da future vittime.[33]?

L'ordine sociale - come lo abbiamo finora conosciuto e a fatica mantenuto - potrebbe ulteriormente incrinarsi, al punto da spingere più soggetti ad accettare denaro provento di attività illecite e ad assumere comportamenti che sviano dal paradigma legale, che in condizioni ordinarie di sussistenza non avrebbero mai accettato.

Le associazioni per delinquere fortemente radicate nei loro territori, come le mafie, avranno una scelta da fare, che dipenderà dalla relazione che desidereranno creare con i consociati: proteggeranno[34] o sfrutteranno i contesti di riferimento? Le autorità proposte devono accettare questa sfida facendosi trovare pronte a studiare ogni realtà separatamente, con le proprie specificità locali, al fine di affrontarla e rispondervi efficacemente. 

 

Queste osservazioni guideranno la ricerca sociale e criminologica, così come l’attività di indagine per i mesi a venire, nell’attesa che i contesti post-Covid-19 prendano finalmente forma. Per ora, dobbiamo ricordare che le strutture e le attività della criminalità organizzata si adatteranno al loro ambiente, alcuni gruppi e alcuni affari periranno, alcuni sopravvivranno, altri rinasceranno, altri saranno forse superati. La sfida dell’interprete, del decisore e dell’investigatore sta nel tentare di anticipare l’inevitabile mutazione, sì da comprenderla e colpirla nel suo divenire.

 

 

 



[1] Tale rischio è stato sentito dallo stesso Ministero dell’Interno Luciana Lamorgese che, in una recente direttiva ai Prefetti, datata 11.04.2020 ha sottolineato: “alle difficoltà delle imprese e del mondo del lavoro potrebbero accompagnarsi gravi tensioni a cui possono fare eco, da un lato, la recrudescenza di tipologie di delittuosità comune e il manifestarsi di focolai di espressione estremistica, dall’altro, il rischio che nelle pieghe dei nuovi bisogni si annidino perniciose opportunità per le organizzazioni criminali”.

[2] Anita Lavorgna, Anna Sergi, Types of organised crime in Italy. The multifaceted spectrum of Italian criminal associations and their different attitudes in the financial crisis and in the use of Internet technologies, International Journal of Law, Crime and Justice, Volume 42, Numero 1, 2014, pagine 16-32.

[3] Si veda per una lista esaustiva la pagina web del Ministero dell’Interno, dedicata al Numero reati commessi in Italia nel periodo dal 1 al 22 marzo 2019 e 2020. (Dati di fonte SDI/SSD non consolidati, estratti in data 23.03.2020) - https://www.interno.gov.it/sites/default/files/allegati/reati_commessi_marzo_2019_2020_italia.pdf

[4] Dati tratti dal report sulla delittuosità in Italia elaborato dalla Direzione centrale della polizia criminale del Dipartimento della pubblica sicurezza.

[5] https://www.interno.gov.it/it/notizie/emergenza-coronavirus-ridotti-spostamenti-netto-calo-i-reati

[6] https://www.occrp.org/en/37-ccblog/ccblog/11905-cocaine-corona-how-the-pandemic-is-squeezing-italian-crime-groups

[12] Klaus von Lampe, Organized Crime. Analyzing Illegal Activities, Criminal Structures, and Extra-legal Governance, 2016, Sage

[13] Anita Lavorgna, Anna Sergi, Serious, therefore Organised? A Critique of the Emerging “Cyber-Organised Crime” Rhetoric in the United Kingdom, International Journal of Cyber Criminolog, Volume 10, 2016 http://www.cybercrimejournal.com/Lavorgna&Sergivol10issue2IJCC2016.pdf

[14] Anna Sergi, From Mafia to Organised Crime. Policing Models against Organised Crime, 2017, Palgrave

[15] Ibid. 

[16] Enzo Ciconte, ‘Ndrangheta, 2011, Rubbettino; Anna Sergi, Anita Lavorgna, ‘Ndrangheta. The Glocal Dimensions of Italy’s Most Powerful Mafia, 2016, Palgrave

[18] Peraltro, le tempistiche sono nettamente inferiori, non dovendo sottostare ai lacci della burocrazia che impongono, giocoforza, tempi per l’erogazione di sussidi.

[19] Spesso come unica possibilità, in assenza di garanzia da prestare agli istituti di credito, in mancanza delle quali non accendono alcuna linea di credito.

[20] Anche su tale tema si è espressa la citata direttiva del Ministero dell’Interno: “si tratta, in buona sostanza, di un’azione che va svolta uniformemente sul territorio nazionale, al fine di contenere la diffusione di quei fenomeni criminali che costituiscono una grave minaccia agli equilibri di mercato di beni e servizi e al rispetto delle ordinarie regole di concorrenza. Ciò ricomprende anche la salvaguardia dell’accesso al credito legale da parte degli operatori economici e delle famiglie, indispensabile premessa per un’effettiva libertà di esercizio e ripresa dell’attività economica, costituzionalmente tutelata, oltre che fattore di prevenzione dell’odioso – e in questo scenario vieppiù pervasivo - fenomeno dell’usura. I fenomeni di disagio correlati a possibili difficoltà della ripresa economica e produttiva possono determinare l’insorgere di condizioni favorevoli per un’espansione degli interessi illeciti e criminali. Tale rischio riguarda innanzitutto quelle realtà caratterizzate da un minor sviluppo e da già elevati livelli di disoccupazione, in cui un possibile aggravamento della situazione economica rischia di comportare il ricorso a forme di “sostegno” da parte delle organizzazioni criminali, che in tal modo mirano anche ad accrescere il consenso nei loro confronti. Peraltro, anche nei contesti economicamente più progrediti, la carenza di liquidità può rappresentare un’ulteriore occasione per l’ingresso di capitali di provenienza illecita nei settori produttivi e nell’economia legale”.

[21] Con quel fenomeno del dumping che distrugge la concorrenza leale ed il libero mercato e, in ultima analisi, la democrazia.

[27] In questo senso, i timori del Governo sono incentrati sulla fase successiva al periodo di emergenza, ossia a quello della ripartenza: “dovrà essere, quindi, sviluppata un’ampia azione di intelligence sul territorio che valorizzi, in primo luogo, le evidenze di natura info-investigativa e la capacità di analisi dei contesti e dei fenomeni criminali a cura delle Forze di polizia territoriali, con l’obiettivo di assicurare che la ripresa delle attività avvenga secondo imprescindibili coordinate di legalità. In questo senso, le SS.LL. dovranno procedere con particolare cura all’attività informativa preordinata a prevenire le infiltrazioni della criminalità organizzata, attraverso un’attenta ed accurata valutazione di tutti i possibili indicatori di rischio di condizionamento dei processi decisionali pubblici funzionali all’assegnazione degli appalti – omissis - tuttavia, poiché le deroghe consentite dalla normativa emergenziale all’utilizzo delle risorse ed erogazioni pubbliche possono alimentare il rischio di infiltrazioni criminali nei circuiti legali, è necessaria una puntuale promozione ed attuazione delle disposizioni volte alla semplificazione amministrativa dei rapporti tra amministrazioni ed imprese, ma per il regolare svolgimento delle dinamiche imprenditoriali a vantaggio della sana ripresa dell’economia risulta, altresì, fondamentale l’azione di prevenzione e contrasto dei tentativi della criminalità organizzata di penetrare il tessuto produttivo (Direttiva Ministero dell’Interno, cit.).

 

 
 
 
 
 
 

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