Il comunicato del gruppo di UpC inneggia, con compiacimento un po’ beffardo, alla chiarezza e alla trasparenza che finalmente si sarebbero realizzate mediante la scelta di alcuni colleghi, delusi dalla linea politica di quel gruppo, di candidarsi per il “neo nato Movimento per la Costituzione” alle elezioni del CDC con Magistratura Indipendente in una lista che racchiude una proposta politica unitaria per l’elettorato moderato.
Sostiene UpC che la scelta di questi colleghi di “cambiare casacca”, lungi da esprimere un nuovo progetto politico, sarebbe operazione di mero trasformismo e frutto di “manovre sottobanco”, perché motivata da “interessi esclusivamente personali e particolari, privi di un contesto di valori e di una visione che riguardi l’interesse generale”, e descrive come insincera la decisione di costoro di orientarsi altrove, additandola lapidariamente, con un frasario allusivo, come espressione “del male assoluto”.
Non prende neanche in considerazione UpC la realtà dell’associazionismo giudiziario che vede proprio attorno “a un contesto di valori e ad una visione che riguarda l’interesse generale” coagularsi una più larga convergenza e una proposta di innovazione che costituisce, con Magistratura Indipendente e MpC -Movimento per la Costituzione, la vera novità dell’attuale panorama politico-associativo.
Un progetto politico che Magistratura Indipendente ha interpretato non soltanto, inizialmente, nel quadro di una sofferta autocritica, precondizione di ogni percorso di reale rinnovamento, ma formulando, dopo le note vicende della scorsa primavera e in occasione delle recenti elezioni consiliari, una proposta di aggregazione più ampia e costruttiva rivolta alla magistratura moderata nel segno dei propri valori statutari di apoliticità, indipendenza e autonomia (interna ed esterna) dell’ordine giudiziario.
Le vicende “dell’incontro Palamara-Ferri-Lotti” vengono ancora una volta strumentalmente rievocate da UpC, la quale se ne professa estranea contro l’evidenza dei fatti, tanto da sentirsi esonerata da una riflessione in chiave autocritica e da congelare a quell’epoca le lancette del suo orologio associativo.
I magistrati ai quali Upc si rivolge nel suo comunicato - ne siamo certi - saranno perfettamente in grado di “distinguere le operazioni di potere dalle idealità, i non collateralismi proclamati da quelli praticati, il trasformismo degli interessi dalla lealtà ai valori”.
Respingiamo con forza quelle insinuazioni relative a “non collateralismi dichiarati (ma) non praticati”, accusa ambigua e non ancorata a elementi concreti, eppure formulata proprio da chi si fa alfiere di verità e chiarezza.
Allusioni gravi e infondate, che volutamente ignorano quel percorso di rinnovamento che, alla prova dei fatti, il gruppo di MI sta portando avanti con l’orgoglio dei suoi valori.
Magistratura Indipendente
Il Presidente Mariagrazia Arena
Il Segretario Paola D’Ovidio