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lunedì, 11 novembre 2024 9:35

No ai magistrati “leoni sotto il trono”

 martedì, 5 settembre 2023

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Magistratura Indipendente esprime grande preoccupazione per i contenuti dei vari disegni di legge in discussione dinanzi al Parlamento, che riproducono la proposta elaborata dalle Camere Penali, e che, dietro l’ingannevole etichetta della separazione delle carriere dei giudici e dei pubblici ministeri, nascondono l’intenzione di assoggettare al potere politico tutti i magistrati, sia giudici che pubblici ministeri, eliminando le garanzie di indipendenza e di imparzialità previste dalle sagge menti che elaborarono la nostra Costituzione.
L’affermazione secondo cui sarebbe necessario separare le carriere per aumentare la terzietà del giudice è fallace, come dimostrano tutte le statistiche dell’attività giudiziaria e le esperienze dei paesi anglosassoni, da cui si dice di voler trarre ispirazione e in cui è perfettamente normale passare da pubblico ministero ad avvocato a giudice.
La stessa proposta di legge smentisce tale assunto, laddove da un lato mira a vietare ai pubblici ministeri di diventare giudici, ma dall'altro lato amplia moltissimo la possibilità di nominare direttamente come giudici di ogni grado gli avvocati, senza passare per alcun concorso. Quasi che difendere una parte privata costituisca maggiore garanzia di imparzialità che perseguire interessi pubblici.
Ma le vere intenzioni della proposta di legge emergono chiaramente dalla semplice lettura del testo. Da un lato si afferma di voler aumentare la terzietà del giudice separando la sua carriera da quella del pubblico ministero, ma contemporaneamente si propone:
− di cambiare la composizione degli organi di autogoverno della magistratura, aumentando i membri di nomina politica sino alla metà;
− di consentire la scelta per sorteggio dei componenti togati, non più “eletti”, ma “scelti con le modalità stabilite dalla legge”;
− di vietare agli organi di autogoverno di esprimere pareri sulle riforme in tema di giustizia;
− di abolire l'art. 107, terzo comma, della Costituzione, secondo cui i magistrati si distinguono fra loro soltanto per diversità di funzioni;
− di ridurre il principio di obbligatorietà dell'azione penale, limitandolo ai soli casi e modi previsti dalla legge.
L'approvazione del disegno di legge nel suo testo attuale condurrebbe a un estremo indebolimento dell'organo di autogoverno della magistratura, che diventerebbe composto per metà da membri di nomina politica e per l'altra metà da magistrati estratti a sorte, e dunque a guida prevalentemente politica, e che verrebbe silenziato, impedendogli di esprimere valutazioni anche su provvedimenti legislativi o governativi lesivi dell'indipendenza e dell'imparzialità dei magistrati.
Tutto ciò in spregio delle indicazioni del Consiglio d'Europa, che ha ribadito che se la componente togata non è maggioritaria, l'indipendenza e l'autonomia dell'ordine giudiziario vengono meno, come espressamente richiesto dalla Magna carta dei giudici, approvata dal Consiglio Consultivo dei Giudici Europei presso il Consiglio d'Europa, e dalla Raccomandazione CM/REC 2010 del Comitato dei Ministri presso lo stesso Consiglio d'Europa.
Particolarmente grave e inspiegabile, poi, è l'intenzione di abolire il terzo comma dell'art. 107 della Costituzione, una norma fondamentale del nostro sistema, che vieta di prevedere gerarchie tra i magistrati, sia giudici che pubblici ministeri, e ne garantisce l'indipendenza nei rapporti interni.
La magistratura che viene fuori da questo disegno di legge non è quella che ha voluto la nostra Costituzione, non garantisce magistrati più liberi e indipendenti dalla politica, ma al contrario mira a renderli gerarchicamente ordinati, pavidi e proni ai desideri della maggioranza politica di turno.
Ci addolora particolarmente che una tale proposta venga portata avanti proprio dai rappresentanti dell'avvocatura penale, che dovrebbero essere i primi a battersi per la piena e assoluta indipendenza di giudici e pubblici ministeri dal potere politico.
La difesa dell'indipendenza della magistratura, sia esterna che interna, è nel nome e nel DNA del nostro gruppo, e segnaleremo in tutte le sedi competenti il tentativo in atto di alterare l'equilibrio tra i poteri e di ledere l'indipendenza e l'autonomia della magistratura, che oggi vengono garantiti dalla Costituzione repubblicana.

Il Presidente , Stefano Buccini | Il Segretario Generale, Angelo Piraino

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