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Programma di Magistratura Indipendente per le elezioni del CDC 6-8 marzo 2016

 lunedì, 22 febbraio 2016

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per un Associazionismo forte e autorevole.

 

Programma di Magistratura Indipendente per le elezioni del CDC
6-8 marzo 2016

 

 


L'Associazione Nazionale vanta un elevatissimo numero di iscritti. Ciò costituisce una grande forza, eppure l’ANM non riesce a tutelare con vigore e in modo efficace le ragioni e le esigenze dei magistrati.
Il quadriennio appena trascorso, così come il quadriennio precedente, è stato caratterizzato dalla maggioranza di Giunta Unicost-Area, con una ANM affievolita e incapace di rappresentare l’insieme delle posizioni ideali presenti all’interno dell’Associazione.
Magistratura Indipendente ribadisce con forza i suoi valori fondanti espressi nel proprio Statuto, in particolare l’apoliticità del gruppo e la difesa dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura.
E’ necessario continuare a porre al centro della nostra linea programmatica il tema della tutela del magistrato e della difesa della sua indipendenza interna ed esterna, dando centralità alle questioni sindacali, del trattamento economico e dei carichi esigibili e ribadendo la contrarietà a modifiche costituzionali dell’assetto e del ruolo della magistratura.
Magistratura Indipendente ormai da tempo non condivide la linea dell’ANM perché ideologica e troppo poco attenta alle questioni che riguardano quotidianamente e più da vicino i magistrati, come i carichi di lavoro o il funzionamento degli uffici.
Nessun’altra categoria è sottoposta a valutazioni di professionalità così frequenti e stringenti, e certamente eguali valutazioni non sono previste per i giudici contabili, amministrativi, e tributari. Ridimensionamenti retributivi, taglio delle ferie, legge sulla responsabilità civile, processo telematico non funzionante, pressante crescita delle istanze di produttività, indifferenza verso la realtà del nostro lavoro sono solo gli ultimi aspetti di un quadro generale che vede la magistratura sempre di più all’angolo, costretta solo a difendersi in un logorante avvitamento di continuo discredito.
I magistrati sono afflitti da un carico giudiziario insostenibile e lavorano in condizioni di ansia e di pressione psicologica ormai insopportabili, con l'ulteriore grave risultato di una disaffezione per il significato e il valore autentico del proprio lavoro.
Si impone dunque un cambio significativo di strategia, la magistratura associata deve rafforzarsi, pretendere più rispetto, e deve essere pronta a reagire con fermezza per dimostrare di non essere una casta auto-referenziale ma un insieme di persone libere e culturalmente attrezzate per rendere giustizia.
La prossima scadenza elettorale del 6,7,8 marzo 2016 rappresenta dunque inequivocabilmente un momento decisivo per invertire la rotta e Magistratura Indipendente è pronta a portare avanti con forza e determinazione battaglie storiche e antichi valori così come elencati in questo documento programmatico, venendo incontro anche alle esigenze e alle aspettative dei tanti giovani colleghi  che sono entrati o entreranno nei prossimi anni in magistratura.
Magistratura Indipendente vuole essere punto di riferimento dei Colleghi moderati e sapientemente riformisti, nonché di tutti coloro che non si riconoscono nell’oltranzismo di Area e nell’immobilismo di Unicost, e pertanto propone un impegno incentrato sulla quotidianità e sulla realtà del nostro lavoro, recuperando la centralità della persona-magistrato, un corpo sano dotato di preparazione tecnica eccellente che non può e non deve essere progressivamente svilita.

Le donne e gli uomini che si riconoscono in Magistratura Indipendente sono fermamente convinti del fatto che compito di un moderno associazionismo sia tutelare questa risorsa.
Da decenni l’ANM, troppo occupata a profili di legittimazione culturale per grandi “intellettuali”, si vergogna di essere - anche - un sindacato, dimenticando che la giurisdizione si tutela soprattutto attraverso l’attenzione allo status del singolo magistrato e delle sue condizioni di lavoro.
La vera scelta che si propone a chi decida di votare alle elezioni per il CDC è dunque quella del modello di magistrato a cui tendere: se quello caro a chi ritiene di dover sopportare condizioni di lavoro sempre più inadeguate, in silenzio ovvero con una presunta dignità, o quello di chi, pur riconoscendo come l'aspetto più prezioso della propria professione la posizione di garante dell’ordinamento costituzionale, ritiene non più seria e sostenibile la situazione attuale, in cui appare semplicemente impossibile riuscire a fare “bene” il proprio lavoro, a causa di condizioni organizzative ormai ingestibili e che comprimono in modo pericoloso la qualità della giurisdizione in nome della quantità.

cosa proponiamo

rivolgere estrema attenzione al percorso riformatore avviato dal Ministero con la istituzione di apposite Commissioni di studio. Occorrerà opporsi a riforme tendenti unicamente all’ulteriore indebolimento dell’Organo di Autogoverno, così come occorrerà opporsi alla rinnovata proposta di AREA relativa alle cosiddette “valutazioni incrociate” tra la magistratura requirente e quella giudicante. La attuale fonte normativa esclude qualsiasi potere di ordine valutativo in capo a soggetti diversi dal dirigente dell'ufficio del pubblico ministero o dell'ufficio del giudice, quando deve essere redatto il rapporto per la valutazione di professionalità del magistrato. Occorrerà dunque respingere con forza ogni soluzione che riproponga questo tema, così come anche il ricorso a fonti di conoscenza esterne, con specifico riferimento alla proposta di partecipazione generalizzata e sistematica dei Consigli dell’Ordine degli Avvocati alle valutazioni di professionalità. Le valutazioni incrociate, a nostro avviso, da un lato, ledono la autonomia del Magistrato giudicante e del Magistrato requirente; dall’altro lato, si inseriscono nel delicatissimo meccanismo della dialettica processuale, pregiudicando gravemente  il principio di terzietà del giudice, che non può in nessun caso veder passare la propria valutazione di professionalità dalle indicazioni di una parte processuale. In nessuno degli ordinamenti europei –né di civil law, né di common law- è prevista una valutazione di professionalità incrociata. La direzione riformista verso cui occorre procedere è piuttosto quella di restituire centralità al rapporto informativo del dirigente,  mediante l’obbligo di ancorare ogni giudizio all’indicazione di dati di fatto e circostanze verificabili, valorizzando l’interlocuzione preventiva e reale tra dirigente e magistrato in valutazione, semplificando ulteriormente la modulistica e la attuale procedura. Il giudizio dei Consigli giudiziari dovrà potersi limitare alla formula “adeguato” o “non adeguato” in relazione a ciascuno dei parametri previsti, con un obbligo di motivazione solo in presenza di riscontrate criticità. Assoluta contrarietà, quindi, anche ad una procedimentalizzazione della partecipazione degli avvocati alle valutazioni di professionalità, che contrasta in modo evidente con l’attuale normativa primaria e secondaria e che, se introdotta, rischia di incrinare pesantemente l’autonomia e l’indipendenza di ciascun magistrato. La legge è chiara nell’escludere il carattere ordinario di tali interventi, definendoli invece soltanto eventuali e rimessi ad iniziative autonome e non procedimentalizzate da parte dei Consigli dell'Ordine degli Avvocati. Ad essere in gioco è l’indipendenza “esterna” dei magistrati sottoposti a valutazione e, quindi, più in generale, l’indipendenza della magistratura. Si ritiene, pertanto, che non sia configurabile alcun obbligo del CSM di sollecitare i consigli giudiziari a richiedere ai consigli dell’ordine degli avvocati territorialmente competenti eventuali segnalazioni in occasione delle valutazioni di professionalità dei magistrati. Purtroppo, nella magistratura associata non tutti la pensano in questo modo: anche sul tema della decennalità delle funzioni, furono proprio alcuni gruppi della magistratura associata che fecero da apripista agli interventi legislativi. La temporaneità nell’esercizio delle medesime funzioni è stato un cavallo di battaglia di alcune componenti della magistratura associata, recepito prima nella normativa secondaria del Consiglio Superiore e poi dal legislatore in sede di riforma dell’ordinamento giudiziario. Occorre riflettere sulla questione in modo laico, senza pregiudizi e idee precostituite: vi sono diversi elementi da valutare. Bisogna monitorare quello che è successo in questi anni per valutare la necessità di eventuali interventi modificativi, rimettendo eventualmente in discussione il principio del divieto di ultradecennalità come principio assoluto ovvero rendendo meno rigida la previsione normativa del limite di permanenza in una funzione ovvero riducendo le funzioni per le quali applicare il principio del limite di permanenza massima.

Peraltro, recenti scelte legislative sembrano voler puntare sempre di più sulla specializzazione: scelte che appaiono evidentemente in contraddizione con il divieto dell’ultradecennalità.
Quanto alla modifica del CSM occorre sostenere una riforma del sistema elettorale che sia in grado di dare voce alle differenze culturali presenti nella magistratura valorizzando al massimo la centralità dell'elettore. Le candidature non devono essere il frutto delle designazioni delle segreterie dei gruppi associativi, ma devono essere determinate da un’effettiva competizione fra tutti gli appartenenti alla magistratura.

Tutela dell’autonomia e dell’indipendenza di ciascun magistrato, pari opportunità 
Obiettivo da perseguire sempre e comunque, evitando doppiopesismi che in passato si sono talvolta verificati. Occorre reagire anche in sede legale di fronte ad inaccettabili offese e gratuite delegittimazioni, da qualunque parte politica provengano.
L’impegno dell’ANM dovrà inoltre proseguire affinché il principio delle pari opportunità trovi applicazione sia nei provvedimenti organizzativi degli uffici giudicanti e requirenti, sia nella partecipazione al circuito dell’autogoverno che nella scelta di docenti e tutor della Scuola della Magistratura. L’ANM dovrà impegnarsi  attraverso iniziative che sensibilizzino e vigilino sulla concreta  attuazione di quanto previsto dal T.U. sulla dirigenza circa il rispetto delle pari opportunità nel progetto tabellare degli uffici giudicanti e nel programma organizzativo degli uffici requirenti, nel conferimento di deleghe organizzative e nell’attribuzione del coordinamento di settori o sezioni; nonché  attraverso  iniziative che favoriscano la creazione di asili nido nei Tribunali.

Rapporti CSM - ANM
Ferma restando l’autonomia e l’indipendenza del CSM e dei singoli componenti del Consiglio, l’ANM  deve recuperare una funzione di proposta, di suggerimento ma anche, ove necessario, di critica nei confronti delle decisioni dell’organo di governo autonomo.

Disciplinare e riabilitazione: il CSM si è già occupato, nell’anno 2012, a seguito della apertura di una pratica presso la Sesta Commissione,  per formulare una proposta al Ministro della Giustizia, ai sensi dell'art. 10 L.195 del 1958, volta all'introduzione nell'ambito del procedimento disciplinare dell'istituto della riabilitazione o di istituto simile, della possibilità di prevedere un tale istituto in via di normazione secondaria, in conformità a quanto stabilito per gli impiegati civili dello Stato dall’art. 87 D.P.R. n. 3/1957, adoperando il richiamo all’art. 276 O.G.. In quella sede, preso atto delle indicazioni contenute nella sentenza  della Corte Costituzionale 22 giugno 1992, n. 289 e della scelta non effettuata dal legislatore del 2006 (con il D. Lgs. N. 109/2006) di introdurre l’istituto della riabilitazione, il CSM decise che non era consentita una supplenza dell’interprete o del giudice disciplinare, ma che necessitasse una modifica normativa atta a novellare il D.Lgs. n. 109/2006, introducendo l’istituto della riabilitazione con un procedimento giurisdizionalizzato, in tutto conforme al giudizio ad esito del quale viene emessa la pronunzia disciplinare. Partendo, pertanto, dalle considerazioni cui è approdato il CSM nel richiamato contesto, occorre sollecitare il legislatore a porre mano alla introduzione dell’istituto della riabilitazione, considerati gli effetti particolarmente negativi che, allo stato, vengono connessi alla condanna disciplinare in punto di conferimento di incarichi semidirettivi e direttivi, eventualmente anche solo per le fattispecie meno gravi di illecito.

Disciplinare e cause di giustificazione: occorre procedere in via legislativa ad una rimodulazione della fattispecie disciplinare che specifichi in termini chiari e ragionevoli quando i ritardi nei depositi dei provvedimenti siano giustificabili, procedendo altresì ad una tipizzazione di cause di giustificazione, valorizzando maggiormente in tale ottica soprattutto la laboriosità e l'impegno concretamente dimostrati.

Modifica del regime delle incompatibilità territoriali, in relazione ai passaggi dalla funzione requirente a quella giudicante e viceversa. Come è noto l’art.13 ha introdotto limiti territoriali e temporali al mutamento di funzioni. I vincoli, troppo rigidi e penetranti, disincentivano i trasferimenti senza che ciò si traduca in un vantaggio di maggiore efficienza del sistema e in una più efficace attuazione dei principi del giusto processo. Appaiono, dunque, urgenti proposte di riforme attraverso le quali si cancellino penalizzazioni irragionevoli.

Valutazioni di professionalità
Il sistema di valutazione di professionalità dei magistrati esprime un meccanismo macchinoso, incerto e contraddittorio, dove, a fronte di parametri teorici di valutazione rigidi e standardizzati, è molto ampio il margine di discrezionalità ed è presente il forte rischio che il capo dell’ufficio rediga pareri basati su pericolose percezioni soggettive.
In particolare;
si ribadisce che in un sistema di valutazione fondato sui numeri, le statistiche si presentano spesso fuorvianti ed errate, oltre che non omogenee tra i vari uffici;
le statistiche, nell’indicare il tempo del deposito dei provvedimenti, individuano il triplo del termine rilevante ai fini della qualificazione del ritardo stesso, senza a volte distinguere il tipo di provvedimento soggetto ad un termine di deposito più lungo (si pensi nelle statistiche civili alle cause collegiali il cui termine di deposito è sessanta giorni, il triplo del termine sarebbe duecentoquaranta (60 + 180) e nei prospetti statistici è indicato come per le cause monocratiche in centoventi);
come fonte di conoscenza assume valore decisivo il rapporto del capo dell’ufficio, il quale ben può sottolineare rispetto al magistrato singoli episodi negativi o positivi, sostanzialmente irrilevanti nell’ambito della valutazione della professionalità complessiva del collega in valutazione, solo per metterlo in cattiva o buona luce. Inoltre si assiste ad una valutazione del merito dei provvedimenti giurisdizionali estratti a campione o prodotti dall’interessato non consentita, attesa l’indipendenza del singolo giudice nell’esercizio delle sue funzioni. Gli organi di autogoverno, locale e centrale, possono certo correggere queste anomalie, ma il rapporto del capo dell’ufficio resta agli atti e viene inserito nel fascicolo personale.
Sarebbe, allora, opportuno attribuire agli organi di autogoverno il potere di espungere dal fascicolo personale quei rapporti dei capi dell’ufficio, o quei passaggi dei rapporti, palesemente non equilibrati e parziali.

Semplificazione del sistema attuale delle valutazioni di professionalità del singolo magistrato.
Introduzione di controlli sistemici riferiti non al singolo magistrato, che troppo spesso non è posto in condizione di lavorare serenamente e dignitosamente, ma all’ufficio nel suo complesso ed al servizio reso, con conseguente maggiore responsabilizzazione del dirigente, la cui conferma, oltre alla nomina, deve avvenire in base a criteri obiettivi e predeterminati.
Inoltre prevedere nel caso di seconda, quarta e sesta valutazione di professionalità una procedura semplificata, la quale, in caso di precedente valutazione positiva, si limiti ad accertare l’eventuale sopravvenienza di criticità, e, in caso contrario, si concluda con il semplice richiamo al parere precedente.

Valutazioni di professionalità e disciplinare
Si tratta di fattispecie diverse per natura, finalità e conseguenze, ma il rischio concreto è quello di una sovrapposizione degli esiti dei due giudizi, in modo da far discendere automaticamente dalla sanzione disciplinare una valutazione non positiva. Occorre invece pervenire ad una esclusione di automaticità di tale incidenza che si manifesta, in particolare, nella tematica del ritardo nel deposito dei provvedimenti e nel compimento degli atti relativi all’esercizio delle funzioni giudiziarie di cui agli artt. 1 e 2, comma 1, lett. Q), d.l.vo n. 109/06, il quale conduce ad una valutazione di professionalità non conforme alle caratteristiche del magistrato sottoposto a procedimento disciplinare.


Partite stipendiali e struttura della retribuzione: occorre agire per l’eliminazione della fittizia tripartizione delle partite stipendiali. La detta eliminazione e l’assorbimento delle tre distinte voci in un’unica partita, determinerebbe la tutela economica della malattia, evitando la perdita dell’indennità giudiziaria per i giorni di malattia. 
In alternativa, occorre procedere ad una seria iniziativa per far assoggettare anche la nostra indennità giudiziaria al regime fiscale di favore previsto dall’art.51, comma 6 del DPR 917/86: in termini molto semplici, far estendere alla nostra indennità il regime fiscale di altre indennità di rischio (defiscalizzazione del 50% del loro ammontare). Tecnicamente basterebbe aggiungere al predetto articolo anche il riferimento alla ns indennità: “All’art.51, comma 6 del DPR 22.12.1986, n.917, dopo le parole “…nonché le indennità di cui all’art.133 del decreto del Presidente della Repubblica 15 dicembre 1959 n.1229” sono aggiunte le seguenti: “e di cui all’art.3 della legge 19 febbraio 1981, n.27”. (Non sarebbe una richiesta di aumento stipendiale ma di estensione ai magistrati di un beneficio fiscale già previsto per altre indennità di rischio).

Defiscalizzazione
Le ormai ultraventennali richieste di implementazione di risorse umane e materiali, necessarie per il serio svolgimento della funzione giurisdizionale, non sono più opportune: l’ANM sul punto non può che limitarsi all’amara constatazione del perdurante inadempimento governativo al dovere, imposto dalla costituzione ma prima ancora dalla logica, di assicurare i mezzi necessari al funzionamento della macchina della giustizia.
In questo ambito, alla luce dei sempre maggiori doveri di autoformazione, e pronta dotazione tecnica, che inevitabilmente incombono sui magistrati, l’ANM deve invece chiedere con forza misure di defiscalizzazione che consentano ai magistrati di provvedere rapidamente e in autonomia, al reperimento delle ulteriori dotazioni cognitive, informatiche, tecniche, che ciascuno liberamente ritenga utili allo svolgimento del proprio lavoro, senza dover sottostare a macchinose procedure centralizzate.
In questo senso la defiscalizzazione (sub specie detrazione totale fino a una somma x annuale) degli acquisti di materiale giuridico (codici, riviste, libri) e informatico (pc, monitor, software, hardware complementare) effettuati da parte del magistrato, è riforma di facile e rapida realizzazione, che peraltro consentirebbe una doverosa equiparazione operativa alle analoghe facilitazioni già previste per l’avvocatura.

Aggiornamento professionale
Nella consapevolezza della centralità della formazione professionale al fine di garantire sempre una risposta giudiziaria adeguata alla crescente complessità delle vicende sottoposte all'esame del magistrato, occorre rimettere al centro del dibattito culturale, associativo e istituzionale le realtà, i contenuti e gli strumenti dell'attuale formazione.
Si tratta dunque di evidenziare e superare in un'ottica propositiva le criticità emerse e riconosciute in seguito all'ormai pluriennale operatività della SSM:
- recuperare e potenziare il ruolo del CSM nella formazione professionale, mediante l'interlocuzione con la SSM nella formulazione delle linee guida annuali della formazione, con specifico riferimento, tra l’altro, a contenuti e metodi della formazione iniziale, della formazione decentrata e della formazione dei dirigenti;
- introdurre forme e strumenti di trasparente conoscenza dei criteri seguiti dalla Scuola per la selezione dei contenuti formativi, delle metodologie della formazione, dei formatori centrali e decentrati e ciò soprattutto al fine di garantire un reale pluralismo culturale nell'elaborazione dell'offerta formativa;

Sede della Scuola della  Magistratura e connessi disagi.
La gran parte dei magistrati vive con disagio la scelta di organizzare a Scandicci i corsi di aggiornamento professionale  della Scuola sia per la  dislocazione territoriale di quella sede rispetto ai vari e spesso assai distanti territori di provenienza dei magistrati; sia per la organizzazione stessa dei corsi, con i magistrati  distribuiti in alberghi distanti dalla sede e costretti a trasferimenti in autobus-navetta. Tale sistema va auspicabilmente rivisto, con la centralizzazione delle attività in un’unica sede, facilmente raggiungibile da tutto il territorio nazionale (preferibilmente Roma) e concentrazione della ospitalità e dei corsi in un’unica struttura alberghiera. Assai verosimilmente un tale sistema consentirebbe anche un notevole risparmio di risorse economiche. Sempre in materia di aggiornamento professionale, sarebbe necessario consentire ai magistrati brevi soggiorni in Paesi Europei per la migliore comprensione di una delle lingue europee, la cui conoscenza fa ormai parte delle prove di esame per il concorso di accesso in magistratura. Al fine di non vanificare le risorse pure profuse nei numerosi corsi di preparazioni linguistica realizzati a cura della formazione centrale o decentrata, si potrebbe prevedere, a spese del magistrato, la possibilità di un soggiorno di un mese ogni due anni (fruibile o con cadenza di 15 giorni annui, o di 30 giorni ogni due anni) presso uno dei Paesi della Comunità Europea. In tal caso necessita che tali soggiorni possano essere realizzati dal magistrato indipendentemente dal periodo di ferie, come assenza giustificata dal lavoro per soggiorno di studio.

Tutela della autonomia del P.M.
Magistratura Indipendente ritiene ormai indifferibile l’approvazione della nuova circolare relativa all’organizzazione delle Procure, al fine di garantire, attraverso il coordinamento delle professionalità dei magistrati, il funzionamento ottimale degli uffici requirenti e la piena autonomia dei sostituti.
L’esperienza di questi primi 10 anni di riforma dell’ordinamento giudiziario rende evidente che il documento del Procuratore della Repubblica con il quale vengono adottati i criteri organizzativi dell’Ufficio debba essere sottoposto ad una forma più incisiva di vigilanza da parte degli organi di autogoverno della magistratura, sia in sede centrale (CSM), che in sede periferica (Consiglio Giudiziario), così come avviene per le tabelle degli uffici giudicanti, chiedendo, ove necessario, anche un intervento in sede di normativa primaria. Non si può prescindere dai principi costituzionali che regolano lo status e l’attività del pubblico ministero. Sul punto particolarmente significativa è l’elaborazione consiliare degli ultimi anni (specie in forma di risoluzioni) e non è auspicabile un arretramento sotto il profilo della tutela della dignità e dell’autonomia professionale del singolo sostituto. Recenti clamorose vicende hanno chiaramente messo in evidenza alcuni punti critici.
E’ necessario, infatti, che la direzione degli uffici di Procura venga esercitata coniugando l’uniformità dell’azione penale con il rispetto dell’autonomia professionale e dell’indipendenza del singolo magistrato.
Occorre pertanto affermare con chiarezza i seguenti principi:
1) sottoposizione del programma organizzativo dell’ufficio di Procura adottato dal Procuratore della Repubblica all’approvazione del CSM, previo parere del Consiglio Giudiziario;
2) massima trasparenza e automatismo nell’assegnazione degli affari mediante la predeterminazione, nei progetti organizzativi, di criteri oggettivi di distribuzione degli affari;
3) predeterminazione dei criteri sulla scorta dei quali il procuratore può autoassegnarsi o assegnare affari in deroga ai criteri automatici previsti nei progetti organizzativi;
4) predeterminazione dei criteri sulla scorta dei quali il  procuratore può esercitare il potere di revoca della delega originariamente assegnata ad un sostituto;
5) previsione che il Procuratore possa formulare, esclusivamente in via generale, in relazione a settori omogenei di procedimenti, direttive per la conduzione delle indagini.
6) prevedere percorsi motivati e trasparenti per l’assegnazione dei procuratori aggiunti e dei sostituti ai gruppi di lavoro, anche con riferimento all’attribuzione dei compiti amministrativi e di coordinamento.

Previdenza
L’importo delle future pensioni subirà una significativa riduzione rispetto a quelle oggi garantite ai magistrati con maggiore anzianità. Magistratura Indipendente già nel precedente programma per il CDC aveva introdotto tale questione. Non si può certamente essere soddisfatti dell’operato associativo perché questo problema andava affrontato e gestito molto prima. Ciò denuncia - plasticamente - l'assenza di una cultura associativa realmente attenta ai problemi “concreti” degli iscritti. Per tali ragioni l’istituzione di un fondo pensione chiuso e dedicato ai magistrati, soprattutto più giovani, si rivela assolutamente necessario per tutelarne i diritti economici. L'introduzione del sistema contributivo avviato con la riforma Dini del 1995 ha determinato le condizioni per lo sviluppo della previdenza complementare. Con questo termine si identifica un sistema di fondi pensione e assicurazioni private (a carattere collettivo o individuale) che affiancano le gestioni previdenziali pubbliche integrando le prestazioni previdenziali. Il fondo potrà essere implementato dallo Stato attraverso una contribuzione aggiuntiva a quella versata dal magistrato, analogamente a quanto avviene nel settore privato, ove il datore di lavoro contribuisce alla futura pensione integrativa dei propri dipendenti iscritti al fondo pensione di categoria. Da qui la necessità di proporre l’apertura di un tavolo tecnico dedicato alla questione del superamento del massimale contributivo.

Incarichi extra giudiziari
Magistratura Indipendente è stata assolutamente contraria alla recente approvazione della circolare del Csm in materia di incarichi extragiudiziari. Deve essere chiaro il giudizio fortemente negativo in ordine alle inutili e ulteriori restrizioni attuate in danno dei magistrati, a fronte di una nota pronuncia del Consiglio di Stato che ha dichiarato l’illegittimità della previsione di un tetto annuale massimo di ore entro il quale possano essere esercitati gli incarichi, nonché di una normativa interna alla Giurisdizione Amministrativa che consente ai magistrati amministrativi il libero svolgimento di tali incarichi previa semplice comunicazione, e finanche di un intervento del Legislatore che con la modifica dell’art. 53 del decreto legislativo 165/2001 ha chiaramente inteso semplificare e liberalizzare questo settore. Occorrerà pertanto nuovamente adire la giurisdizione per sentir dichiarare la illegittimità della circolare, che peraltro, ha anche erroneamente attribuito ai dirigenti degli uffici giudiziari un diritto-potere di verifica in ordine allo svolgimento di incarichi nella giurisdizione tributaria, in  contrasto con la stessa volontà del legislatore che, per ragioni di tutela dei cittadini, ha inteso al contrario favorire l’accesso dei magistrati ordinari nell’esercizio delle funzioni giudiziarie tributarie.

Processo telematico.
L’impegno è di lavorare per ottenere tecnologie più performanti e strumenti più evoluti. Tuttavia l’uso della carta per la lettura e soprattutto per lo studio degli atti deve essere considerata una facoltà imprescindibile. Il processo telematico deve essere uno strumento di modernità ed efficacia e non un ulteriore aggravio dei compiti e delle responsabilità che pesano sul magistrato. La ANM dovrà recepire, anche con una apposita commissione, le numerosissime indicazioni di lacune e disservizi provenienti da parte dei magistrati, individuando le modifiche pratiche indispensabili per migliorare la consolle ed il SIECIC/SICID pretendendo l’opportuno adeguamento funzione per funzione. Sarà quindi indispensabile attivare una interlocuzione con il Ministero per una rapida attuazione di modifiche ed evoluzioni pratiche. In caso di mancato recepimento da parte del Ministero, dovranno essere previste forme di protesta (richiesta generalizzata da parte del magistrato alla cancelleria di stampare tutti gli atti pervenuti). Ogni modifica dovrà essere corredata da un tutorial dimostrativo al fine di consentire la rapida acquisizione delle nozioni da parte del magistrato/utente. 

Strutture, risorse e organico 
Occorre domandare con forza:
1) la copertura costante e rapida degli organici della magistratura;
2) la definizione ragionata ed efficiente degli organici degli uffici giudiziari, ancora ferma nonostante la riforma della geografia giudiziaria e fonte di ulteriori inefficienze e diseguaglianze;
3) la riqualificazione e formazione permanente del personale amministrativo in servizio e l’assunzione di nuovo personale in misura adeguata alle aumentate esigenze di lavoro del settore;
4) un canale preferenziale di reperimento delle necessarie risorse, destinando interamente al settore giustizia le ingenti somme recuperate attraverso il Fondo Unico Giustizia.

Attuazione dei quesiti referendari:
L’elevato numero di votanti, circa 4300, è l’evidente successo di un’iniziativa che sin dall’inizio abbiamo sostenuto ed appoggiato in modo convinto. E’ stata una manifestazione di democrazia che ha registrato un numero di partecipanti - di gran lunga - superiore ai colleghi che hanno partecipato (direttamente o per delega) alle ultime assemblee generali dell’associazione. La partecipazione sarebbe stata ancora più significativa se i gruppi di maggioranza. che attualmente governano l’associazione, avessero accolto le proposte di un accorpamento con le elezioni del CDC e del voto telematico.
a) Carichi esigibili. Il tema diventa ormai una priorità della politica associativa.
Deve sgombrarsi il campo da equivoci terminologici e concettuali in materia di carichi esigibili: un serio esercizio della giurisdizione che non voglia dare sponda a derive difensivistiche, ma neppure soccombere a infondati timori di burocratizzazione (che paiono essere solo lo spauracchio agitato da chi teme il cambiamento e pecca di astrattismo rifiutando di confrontarsi con la realtà degli uffici giudiziari), ha il proprio strumento imprescindibile di realizzazione nell’individuazione - svincolata dai flussi in entrata in ciascun ufficio giudiziario - del numero massimo/adeguato di procedimenti/provvedimenti/udienze che, per le diverse funzioni giudiziarie, può essere richiesto al magistrato cui si voglia consentire studio, preparazione, serio esercizio della propria attività.
In particolare il carico esigibile e lo standard di rendimento/produttività devono coincidere con eliminazione dei cluster, la rincorsa statistica e gli standard al buio e quindi:
a) il carico esigibile deve rappresentare il limite oltre il quale non si può chiedere uno standard di produttività maggiore al giudice;
b) il numero massimo di sentenze e fascicoli per anno deve essere chiaro e conosciuto da subito dal magistrato e quindi devono evitarsi gli standard al buio;
c) chi rispetta il carico esigibile, quindi, rispetta lo standard per definizione
d) il carico esigibile deve rappresentare il confine con la responsabilità della politica e del Ministero della Giustizia: entro il carico risponde il magistrato, oltre il carico risponde il Ministero della Giustizia perché non è in grado di organizzare il servizio giustizia
Si richiama sul punto il  recente documento dell’ufficio studi di Napoli di Magistratura Indipendente.
b) Cessazione attività di supplenza. Prendere una posizione forte sulle carenze di organico.
c) Ferie. Necessità di attuare una disciplina omogenea. Occorre operare affinché il CSM integri le recenti circolari in materia con disposizioni specifiche e dettagliate che evitino discrasie e difformità applicative tra i vari uffici. L’intento di valorizzazione dell’opera dei capi degli uffici non deve condurre ad assoggettare in materia i magistrati alla “benevolenza” e maggiore o minore sensibilità interpretativa degli stessi. Né si può ammettere che i singoli debbano, nella pluralità dei casi concreti, investire di volta in volta il CSM con quesiti e interpelli. Occorre chiarezza.
d) prendere atto della volontà dei magistrati e studiare modi di contribuzione dell’Associazione al pagamento del premio assicurativo di ciascun magistrato iscritto.

Sicurezza negli uffici giudiziari.  La ANM dovrà impegnarsi affinché nei Palazzi di Giustizia ritornino le Forze dell’Ordine, per la sicurezza di tutti e per garantire decoro e prestigio della giurisdizione, formulando in tal senso una specifica richiesta al Ministero.

Magistratura Onoraria. Occorre che si provveda quanto prima ad un intervento organico in materia di giustizia onoraria, garantendo a tutti i magistrati onorari adeguate condizioni di lavoro, retributive e previdenziali - Trasformazione della magistratura onoraria in magistratura professionale minore, con aumento delle attuali competenze, sia civili che penali, con previsione di un emolumento mensile fisso, il tutto accompagnato da una corrispondente riduzione delle competenze della magistratura togata, sia civili che penali.

Modifiche statuto ANM.  Prevedere modifiche statutarie per garantire una maggiore partecipazione degli iscritti alle scelte ed alle decisioni dell’Associazione, introducendo il voto telematico. Disciplinare meglio l’attività del Collegio dei Probiviri, prevedendo percorsi trasparenti e procedimentalizzati della sua attività.

Conclusioni

Magistratura Indipendente, da anni ormai esclusa da ruoli di responsabilità ai vertici dell’ ANM, anche per precisa volontà degli altri gruppi organizzati, rappresenta oggi l’unico gruppo in grado di promuovere una nuova stagione dell’associazionismo giudiziario che, tenendo conto  delle gravi degenerazioni correntizie e soprattutto delle esigenze e delle aspettative dei tanti giovani magistrati che sono entrati, stanno entrando ed entreranno nei prossimi anni  in magistratura, riesca ad individuare nuovi percorsi nella direzione di un profondo rinnovamento dell’Associazione Nazionale Magistrati.
Dobbiamo avere il coraggio di promuovere una seria autocritica e quegli indispensabili cambiamenti che la realtà impone, e nello stesso tempo essere protagonisti nel tracciare nuove strade e nel recuperare un reale e costruttivo confronto  all’interno dell’ANM: siamo pronti ad impegnarci unitariamente all’interno dell’Associazione, ma solo a precise e chiare condizioni.
I magistrati sono ormai stanchi: dopo le delegittimazioni verbali si è passati ormai alle delegittimazioni attraverso interventi normativi dal carattere punitivo.
Finora la reazione dell’ANM è stata, a nostro parere, timida e inadeguata.
Per questi motivi proponiamo l’adozione di iniziative di protesta più efficaci, che rappresentano la testimonianza di una reazione forte e allo stesso tempo costituiscono il modo per rivendicare condizioni di lavoro più dignitose e per migliorare il nostro status a beneficio del responsabile esercizio della giurisdizione.
Non possiamo accettare la prospettiva di fare da “stampella” ad un’Associazione Nazionale Magistrati in grave crisi, magari accogliendo un tardivo richiamo all’unità nell’attuale frangente storico, senza venire meno alla responsabilità che per Magistratura Indipendente si impone soprattutto in conseguenza del ruolo di opposizione assunto negli ultimi anni all’interno dell’ANM, che consente al nostro gruppo di indicare  strade nuove per rilanciare l’associazionismo giudiziario  in condizioni di maggiore libertà e di non compromissione con la situazione esistente.
Oggi, per fortuna, dopo anni di battaglie isolate, in alcune occasioni anche gli altri gruppi associativi hanno riconosciuto la natura anche sindacale dell’associazionismo giudiziario, ma noi di Magistratura Indipendente dobbiamo rilanciare. Temi sindacali che oggi più che mai non sono soltanto le tradizionali questioni retributive e pensionistiche, ma riguardano anche tutte le questioni legate alla tutela più complessiva  delle condizioni di lavoro dei magistrati e del loro status, specie sotto il profilo dell’indipendenza interna, la prevenzione di responsabilità disciplinari, con particolare riferimento ai magistrati più giovani ed esposti e la necessità di delineare la figura di un magistrato adeguato per affrontare le sfide della società attuale.

Magistratura Indipendente, in continuità con la gloriosa tradizione passata, nel rispetto dei suoi principi fondamentali posti a base dello Statuto,  vuole recuperare un ruolo centrale nell’associazionismo della magistratura, denunciando l’inadeguatezza dell’attuale governo dell’ANM e vuole rilanciare in maniera forte la sua vocazione sindacale per la tutela dell’autonomia e dell’indipendenza, interna ed esterna, di ogni singolo magistrato, per la tutela del suo status ordinamentale ed economico e per la rivendicazione di condizioni di lavoro dignitose.
Magistratura Indipendente auspica che su questi temi, ritenuti prioritari, si riesca a trovare la convergenza degli altri gruppi associati.

                                                            MAGISTRATURA INDIPENDENTE

 
 
 
 
 
 

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