Registriamo con dispiacere accese critiche da parte di esponenti politici nei confronti di un provvedimento giurisdizionale diffusamente motivato, che appaiono però fondate sulle presunte idee del giudice che lo ha emesso, invece che sul merito delle motivazioni. Idee che la stampa ha cercato di ricostruire non sulla base di quello che la collega ha detto o scritto, ma in base a "like" messi sulle piattaforme social, a post condivisi o alle idee dei suoi familiari.
Da sempre pensiamo che un magistrato debba parlare solo attraverso i suoi provvedimenti e proprio per questo chiediamo che la critica muova dal loro contenuto, sulla base di un confronto intellettualmente onesto, basato sul rifiuto del metodo dell'argumentum ad hominem.
Non dimentichiamo che il magistrato deve sia essere che apparire indipendente dalla politica e siamo disponibili a interrogarci su come questo dovere debba essere declinato nell’era dei social network, ma ci opponiamo alla critica dei provvedimenti basata su slogan o sul processo alle intenzioni di chi li emette, perché crea una dannosa contrapposizione tra istituzioni democratiche, che rischia di lasciare i cittadini disorientati e di compromettere la loro fiducia nelle istituzioni.
Il Presidente Stefano Buccini
Il Segretario Generale Angelo Piraino