Di fronte ad eventi tragici come quelli di Parigi il pericolo di cadere nella retorica è sempre molto alto.
Dopo l’11 settembre 2001, da quando il terrorismo di matrice islamica ha fatto il suo sanguinoso ingresso sulla scena internazionale, colpendo ripetutamente le società occidentali, siamo stati – a seconda del luogo ove esso ha seminato la sua terribile scia di distruzione, morte e dolore – di volta in volta, americani, spagnoli o inglesi. Dirci oggi francesi rischia, quindi, di apparire null’altro che la ripetizione di un facile (e stanco) rituale.
Eppure, per chi si riconosce figlio di quella “modernità” che nasce con la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789, e con l’idea di Nazione da essa forgiata – una comunità non più basata (solo) su vincoli di sangue o sul valore dell’appartenenza ad una tradizione, ma su un “Patto” stipulato da uomini che, eguali e liberi per nascita, decidono di unirsi in una fraterna convivenza, riconoscendosi titolari degli stessi diritti (e portatori dei medesimi doveri) – davvero la Francia, come ogni altra terra in cui si è poi affermato questo ideale “inclusivo” di cittadinanza, può essere considerata, legittimante, “Patria”.
E allora, in questo senso, con orgoglio, possiamo dire: “nous sommes tous français”!
Magistratura Indipendente