Indennità degli stipendi dei magistrati : devono essere sfatati luoghi comuni di recente ripresi, e precisati alcuni punti essenziali che rendono di fatto imparagonabile il trattamento economico dei parlamentari rispetto a quello dei magistrati
L'indennità dei parlamentari è agganciata solo ai presidenti
di sezione che hanno 35 anni di anzianità e non quindi alla indennità di tutti
i magistrati.
Deve essere inoltre sottolineato che mentre per i magistrati esiste solo
questa voce stipendiale per i parlamentari sono previste molte altre voci che
rendono di fatto imparagonabile il trattamento economico dei magistrati ai
parlamentari.
Infatti quest'ultimi percepiscono oltre all'indennità, la
diaria, i rimborsi, i gettoni di presenza, le spese accessorie di viaggio, le
spese telefoniche, le spese di trasporto, le spese previdenziali e sanitarie
(senza considerare le spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori).
La somma di queste voci ulteriori, regime dei vitalizi a parte,
determina, com'è evidente e ovvio, una differenza enorme tra i due trattamenti economici.
E' evidente che il rapporto, lo affermo senza alcuna sorta
di polemica, sia sbilanciato a favore dei parlamentari.
A ciò va aggiunto che i magistrati italiani percepiscono una
retribuzione che è nella media europea e che i giovani magistrati che entrano
in servizio oggi ad un'età media di 35 anni (essendo di fatto diventato un
concorso di secondo grado) percependo uno stipendio medio di 2300,00 euro.
E' inoltre vietato ai magistrati ordinari (a differenza di
quelli contabili ed amministrativi) di svolgere arbitrati e sono previste dall'organo
di autogoverno (a mio avviso ingiustamente) forti limitazioni nello svolgere
attività extra giudiziaria anche quella di insegnamento.
Deve essere infine sempre ricordato che la magistratura è stata
la categoria più "bersagliata" dalle ultime finanziarie (taglio sull'indennità
giudiziaria, blocco dell'adeguamento automatico, contributo di solidarietà
etc..). Si è trattato di tagli mirati e odiosi,
la cui legittimità è infatti già stata rimessa al vaglio della Corte costituzionale.
La magistratura in un momento di difficoltà economica per il
nostro paese vuole fare la propria parte e vuole contribuire alla ripresa ma
non è giusto che sia oggetto di interventi ripetuti ed esclusivi che incidono
inevitabilmente anche sulla dignità professionale e sull'indipendenza, valori
che devono essere sempre salvaguardati nell'interesse dei cittadini.
Non si intervenga quindi sulle voci essenziali della
retribuzione e dell'indennità giudiziaria, ma su tutte quelle indennità aggiuntive ed
ulteriori che lo Stato riconosce a chi svolge incarichi apicali riconoscendo
talvolta anche indennità vitalizie.
Cosimo Maria Ferri
Segretario Generale di Magistratura Indipendente