Mi sul decreto "svuota carceri"
lunedì, 23 settembre 2013
Magistratura Indipendente prende atto delle misure contenute nel recente decreto c. d. svuota carceri e sulla esecuzione penale con cui si introducono disposizioni che pongono ulteriori eccezioni alla fase della esecuzione della pena e continuano a prevedersi poteri speciali nel c.d. piano carceri;
Osserva come lungi dal prevedersi una semplificazione del sistema dei reati e delle sanzioni, che dia luogo ad una auspicabile massiccia depenalizzazione e all’introduzione di pene alternative, - il legislatore continui ad introdurre nuove fattispecie punite con il carcere, salvo poi ricorrere - al passaggio in giudicato delle sentenze - a meccanismi di esclusione della effettività della sanzione. Del resto l’investimento su misure come la liberazione anticipata, sganciata da qualsiasi percorso di rieducazione in ambito penitenziario, denota il perseguimento di finalità di politica carceraria e non obiettivi alti di reinserimento e di rieducazione;
Evidenzia come gli ulteriori interventi sui meccanismi di disattivazione della effettività della pena, si risolvano in veri bizantinismi normativi che pongono complesse questioni in ambito di esecuzione penale, e che consistono in ”eccezioni alla deroga” spesso rigide e formali ( come la recidiva o talune fattispecie ostative - stalking, furto pluriaggravato- , incidenti a volte su fatti in concreto di scarsa pericolosità), in una materia nella quale l’errore di applicazione può tradursi in errore sulla libertà, peraltro disciplinarmente rilevante;
Rileva come più in generale la questione penitenziaria venga concepita come generica questione logistica e di spazi senza introdurre percorsi volti a commisurare in concreto il governo degli spazi di libertà residua al livello di pericolosità individuale, attraverso regole certe e con valutazioni giuridicamente rilevanti; e dunque in modo da recuperare gli spazi penitenziari esterni da far fruire ai detenuti meno pericolosi – già nella disponibilità dell’ampio patrimonio dell’amministrazione penitenziaria –che consentirebbero senza compromettere la sicurezza di assicurare ampiamente i gli standard di vivibilità imposti dalla Corte Europea;
Denuncia il protrarsi della abitudine della classe di governo a considerare il piano carceri come un piano di appalti, da eseguirsi in modo autoreferenziale e riservato, e dunque a prescindere da un modello coerente e definito di esecuzione della pena che tenga conto delle reali necessità della logistica di reclusione e soprattutto dei territori ove sia effettiva la necessità di circondariali e/o reclusori. Ciò per garantire le esigenze di giustizia ed il diritto al mantenimento delle relazioni familiari, - da assicurarsi ove non ostino gravi ragioni prevenzionali – troppe volte messe in discussione dalla tendenza inspiegabile ad edificare carceri lontane dai luoghi da dove originano i detenuti e si celebrano processi;
Ribadisce la propria contrarietà a qualsiasi ipotesi di amnistia che avrebbe ancora una volta l’effetto di vanificare gli effetti della giustizia penale.
Il Gruppo di Magistratura indipendente