La recente iniziativa disciplinare assunta dal Ministro della Giustizia in relazione alla nota vicenda del cittadino russo Artem Uss e l'odierna informativa resa dal Ministro dinanzi alla Camera ci inducono a ricordare che l'azione disciplinare non è e non deve essere uno strumento per criticare e mettere in discussione il merito dei provvedimenti giudiziari, che può e deve essere contestato soltanto con gli ordinari strumenti di impugnazione che il nostro ordinamento prevede. Il confine tra azione disciplinare e merito non è un mero cavillo, ma un imprescindibile paletto a difesa della giurisdizione, perché oltrepassando questo confine si avrebbe la dipendenza del potere giudiziario da quello esecutivo, con grave danno non solo per i magistrati ma per tutti i cittadini. In passato abbiamo purtroppo assistito a un uso dell'azione disciplinare che ha oltrepassato questo confine, da parte di governi di varia estrazione, specialmente nel settore della sorveglianza.
Le ulteriori informazioni che si traggono dall'intervento odierno del Ministro della Giustizia dinanzi alla Camera purtroppo non ci rassicurano sul fatto che questo confine non venga nuovamente valicato.
Comprendiamo, pertanto, lo sconforto dei colleghi milanesi che si sono trovati al centro di questa spiacevole vicenda per aver esercitato le loro funzioni, pur non entrando nel merito di essa, per rispetto degli organi disciplinari competenti, che sono gli unici che potranno pronunciarsi avendo presenti tutti gli elementi del caso concreto.
Spiace, però, notare che in questo caso l'esercizio dell'azione disciplinare è stato particolarmente rapido e pubblicizzato. Auspichiamo che le iniziative disciplinari vengano sempre debitamente ponderate e che il clamore mediatico non pregiudichi la serenità indispensabile per la loro decisione nelle sedi istituzionali, perché questa indebita pubblicità alimenta nocive tensioni tra i poteri dello Stato.
Il Presidente
Stefano Buccini
Il Segretario Generale
Angelo Piraino