“Liberare le correnti dal virus delle spartizioni compulsive”, come ha detto Andrea Giorgis, Sottosegretario al Ministero della Giustizia ed esponente del PD, sembra essere l’obiettivo principale del ddl delega sulla riforma elettorale del CSM che nei prossimi giorni dovrebbe approdare al Consiglio dei Ministri.
Una nuova legge elettorale che, nelle intenzioni del Ministro Bonafede e dei suoi più stretti collaboratori, nasce per eliminare le degenerazioni correntizie e ridare credibilità nell’autogoverno della magistratura.
Condividiamo pienamente l’esigenza, sia politica che culturale, di una radicale e definitiva scissione del legame tra le correnti interne alla magistratura e i candidati al CSM, dalla quale non è ormai possibile prescindere se davvero si vuole evitare che i candidati, una volta eletti, rispondano più alle esigenze dei loro gruppi di riferimento che ad un oggettivo e disinteressato esercizio delle funzioni consiliari.
Sennonché, da articoli di stampa e da quanto annunciato alcune settimane fa al convegno di AREA dal Sottosegretario Giorgis, apprendiamo che uno dei capisaldi su cui dovrebbe poggiare la riforma sarebbe (il condizionale è d’obbligo) l’eliminazione del collegio unico nazionale e la creazione di collegi elettorali di dimensioni contenute in cui realizzare una prima votazione, con eventuale ballottaggio tra i più votati.
Una soluzione che, per la verità, soddisfa solo parzialmente i desideri dei colleghi di Area, per i quali (stando alla lettura della loro proposta) sarebbe preferibile un sistema binominale maggioritario, tra i cui effetti positivi si inserisce anche la circostanza che “i gruppi associati manterrebbero un ruolo nell’organizzazione delle candidature”.
Magistratura Indipendente esprime profondo dissenso per simili ipotesi di riforma che, dietro il dichiarato scopo di limitare l’influenza dei gruppi associativi (o almeno di alcuni), finiranno, è inutile nasconderlo, per aumentarne il peso.
Permarrebbero sempre le cooptazioni correntizie dei candidati; in sede di ballottaggio (ove previsto) sarebbero inevitabili accordi associativi di desistenza e incentivate pratiche più o meno occulte di apparentamento tra le correnti, anche basate su sostegni incrociati, che tengano in considerazione gli esiti del primo turno in più distretti; in ogni caso sarebbero premiati solo i gruppi associativi storicamente più strutturati sul territorio, mentre verrebbero penalizzati quei gruppi che, pur avendo largo consenso, non sono inclini ad apparentamenti tattici e di comodo o eventuali gruppi associativi di recente o nuova formazione
Ebbene, di fronte al rischio che il rimedio sia addirittura peggiore del male, Magistratura Indipendente ritiene a questo punto che per risolvere alla radice il problema delle degenerazioni correntizie non resti altra strada che introdurre nel meccanismo di elezione un elemento di imprevedibilità, totalmente sottratto al controllo delle correnti, prevedendo che la scelta dei “togati” al CSM avvenga tramite “elezione preceduta dal sorteggio della platea dei candidati”, nel rispetto della rappresentanza di genere.
Attraverso l’introduzione di una prima fase di scelta casuale dei magistrati eleggibili, infatti, si toglierebbe con certezza e definitivamente alle correnti il potere di interferire sulle elezioni e di monopolizzare l’accesso al CSM, insito nel potere di scelta dei candidati, peraltro sempre più spesso individuati tra i rappresentanti delle stesse correnti in seno all’ANM.
Ciò, altresì, consentirebbe agli elettori di esprimersi, in ossequio al dettato dell’art.104 della Costituzione, nella successiva tornata elettorale scegliendo tra una vasta platea di candidati, col vantaggio di eleggere al CSM magistrati liberi da vincoli correntizi.
Quanto alle modalità di svolgimento della seconda fase, ribadiamo che, a nostro avviso, sarebbe preferibile semplificare il meccanismo elettorale, limitando la consultazione ad un solo turno con l’elezione della persona più votata, ossia di quella che ottiene la maggioranza relativa dei voti (c.d. uninominale secco), pur confermando la nostra apertura a possibili varianti come quella del voto alternativo (che assimila e replica il sistema maggioritario a doppio turno evitando però il turno di ballottaggio) o del voto singolo trasferibile.
Roma, 22 luglio 2020
Magistratura Indipendente
Il Presidente
Mariagrazia Arena
Il Segretario
Paola D’Ovidio